
Secondo una nostra indagine, gli adolescenti non sono abbastanza attenti all’igiene dentale: si limitano allo spazzolino, soprattutto la sera. E comunque sono più preoccupati dell’estetica che della salute della bocca
“Vatti a lavare i denti” è la frase tormentone che tutti, fin da bambini, abbiamo sentito ripeterci all’infinito. In realtà – come precisano gli esperti – si dovrebbe dire “spazzolare” i denti, ma il senso comunque è quello. Al di là dei termini utilizzati, la corretta igiene della bocca è comunque uno degli aspetti, legati alla salute complessiva, più importanti da garantire scrupolosamente. E proprio perché in gran parte è legata ad una “abitudine quotidiana” è fondamentale che entri a far parte di una sorta di Dna comportamentale fin da piccoli.
E proprio su questo tema Laboratorio Adolescenza, in collaborazione con la Clinica Odontoiatrica dell’Università di Milano, ha realizzato una indagine sulle abitudini degli adolescenti in relazione all’igiene orale. L’indagine si è svolta lo scorso anno – prima che il lockdown ci mandasse tutti a casa – su un campione di 800 studenti delle scuole superiori milanesi. E dall’indagine emerge, innanzi tutto, che la sera prima di andare a dormire (80%) e la mattina dopo aver fatto colazione (69,5%) sono i due momenti in cui gli adolescenti si dedicano prevalentemente all’igiene dei denti. Sono molti meno, invece, le ragazze e i ragazzi che hanno una frequentazione abituale con altri importanti strumenti e prodotti inerenti l’igiene orale come il filo interdentale (abitualmente utilizzato solo dal 7% degli adolescenti), il collutorio (19,3%) e lo “scovolino” (3,6%) che la grande maggioranza non sa nemmeno cosa sia e associa più alla pipa che ai denti. È positivo, invece, che oltre il 60% provveda a sostituire lo spazzolino da denti ogni tre mesi (il 18% lo fa mensilmente). Il 23% lo sostituisce “quando le setole sono rovinate”: un buon metodo a condizione che siano davvero in grado di valutare lo stato delle setole.
Dall’indagine emerge anche che, sebbene il 50% soffra o abbia sofferto di “mal di denti”, solo il 14% afferma di avere una frequentazione routinaria con il dentista una o più volte all’anno. In ogni caso quando si deve ricorrere a interventi specialistici la netta maggioranza (64,5%) si rivolge ad un dentista privato, mentre solo il 4,1% si reca in ospedale affidandosi al servizio sanitario nazionale. Riguardo l’utilizzo dell’apparecchio ortodontico, il 36% degli intervistati lo sta usando o lo ha usato, mentre un ulteriore 12% si rammarica di non averlo utilizzato pur avendone bisogno. Molto alta (oltre l’80%) la percentuale di soddisfazione in chi lo ha utilizzato.
Ma uno degli aspetti più innovativi dell’indagine svolta è stato aver analizzato i risultati anche in relazione a “chiavi di ricerca” apparentemente distanti dall’igiene orale, come i consumi culturali (lettura di testi non scolastici o frequentazione di cinema e teatri) e l’abitudine a praticare attività sportiva, per capire se abitudini di vita “altre” potessero avere una associazione con l’attenzione alla prevenzione in generale e all’igiene orale in particolare. Interessante osservare, ad esempio, che gli adolescenti più “sportivi”, ma ancor più gli adolescenti con maggiori consumi culturali, sono risultati essere più attenti sia alla pratica quotidiana connessa all’igiene orale sia alla frequentazione di specialisti non solo in caso di necessità, ma come abitudine preventiva. Un’ulteriore conferma – se ancora ce ne fosse bisogno – che cultura e prevenzione viaggiano nella stessa direzione fin dall’adolescenza (vedi tabella).
Ma qual è la molla che spinge prevalentemente gli adolescenti alla cura dell’igiene orale? Il fattore estetico (denti bianchi) e sociale (alito cattivo) è nettamente al primo posto (indicato complessivamente dal 64% del campione) rispetto a problemi più specifici (denti dolenti e gengive sanguinanti) indicati dal 34%. È comunque interessante osservare tra le motivazioni estetico/sociali una netta differenza delle risposte in base al genere. I “denti bianchi” sono l’aspetto considerato più importante dal 39% dei maschi e dal 23% delle femmine, mentre il 29% delle ragazze è maggiormente preoccupato dall’“alito cattivo”, contro il 18% dei maschi.
E proprio partendo da questa considerazione sull’aspetto sociale dell’igiene orale ci viene da domandarci se e quanto la socialità interrotta dal Covid – in particolare per quanto riguarda l’adolescenza – ha avuto influenza anche sull’attenzione alla cura del sé. La percezione sul campo degli odontoiatri è che un effetto negativo si sia avuto; una conferma potremo averla dai risultati dall’edizione 2021 dell’indagine sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia, che Laboratorio Adolescenza e Istituto IARD stanno realizzando proprio in queste settimane e che tratta anche questo argomento.
TRE DOMANDE ALLO SPECIALISTA
Risponde Giampietro Farronato, ordinario di Scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche dell’Università di Milano e coordinatore scientifico dell’indagine
Il rapporto tra gli adolescenti e il dentista non sembra molto assiduo o comunque lo è meno di quanto sarebbe opportuno. Da che dipende?
“L’adolescenza è un’età particolarmente critica dal punto di vista sanitario per diversi motivi: vuoi perché l’adolescente, uscendo dal controllo diretto dei genitori, ha un rapporto molto più rarefatto con il “medico” in senso lato, vuoi perché il concetto di “prevenzione” – aspetto che interessa molto da vicino l’igiene orale – è generalmente distante dalla mentalità adolescenziale, vuoi – ancora – perché a quell’età si è molto refrattari a recepire raccomandazioni e suggerimenti che provengono dal mondo degli adulti. Proprio per queste ragioni capire in che relazione gli adolescenti si pongono con l’igiene orale, attraverso un’indagine di tipo più sociologico, come questa che abbiamo condotto, che strettamente epidemiologico è di grande utilità per riuscire a calibrare al meglio interventi e messaggi, perché risultino efficaci presso un “pubblico” oggettivamente difficile da intercettare.
Come è cambiato, con il Covid, il rapporto con il dentista?
Nell’ultimo anno il Covid è stato l’alibi più comune dei mancati appuntamenti di controllo odontoiatrico, contro un aumento sempre più crescente di interventi urgenti a causa di carie e gengivite. Di fatto, anche in questo periodo di pandemia il rapporto con il dentista è rimasto sostanzialmente immutato, gli adolescenti si rivolgono allo specialista dei denti per motivi di assoluta necessità e non per programmi di prevenzione oro-dentale.
Va inoltre registrato che i pazienti più giovani sono molto responsabili nell’uso dei dispositivi di protezione individuale e durante le visite odontoiatriche i ragazzi sono un po’ restii ad abbassare la mascherina e tendono a riposizionarla il prima possibile.
A causa dell’emergenza Covid sono cambiate le abitudini di igiene orale degli adolescenti?
Sì, nell’ultimo anno si è registrato un numero crescente di adolescenti con problematiche alla cavità orale causate dalla diminuita frequenza e tempo di spazzolamento, come dichiarato da loro stessi. Come testimoniato anche dall’indagine, le manovre di igiene orale vengono spesso eseguite più per assicurarsi buone relazioni sociali che per gli effetti sulla salute. Le restrizioni sociali e l’utilizzo delle mascherine hanno giocato un ruolo primario in questo cambiamento: rimanendo più tempo a casa, a chi non è capitato di rimandare il momento dello spazzolamento, pensando di gestire al meglio il proprio tempo, finendo per farlo a distanza di molte ore dopo i pasti o, addirittura, di non farlo affatto?
*Odontoiatra