
Gli scambi scolastici e culturali internazionali non si sono mai fermati, neppure in quest’anno difficile. Ora il momento di tornare a cogliere questa opportunità
È passato più di un anno dall’inizio di questa pandemia che ha portato dolori e sofferenze, spesso vissute in silenzio dalle persone, ma che a noi che operiamo nel mondo della formazione giovanile ha dato anche l’opportunità di riflettere su alcuni aspetti educativi che davamo per scontati, in primo luogo l’importanza delle interazioni tra le persone in tutti i momenti della crescita di un individuo. Fortunatamente, anche in un anno così difficile, la mobilità studentesca e gli scambi scolastici internazionali di Intercultura non si sono completamente fermati: sono oltre 500 gli adolescenti italiani partiti, nel rispetto delle norma di sicurezza, per un’esperienza di vita e di studio all’estero con la nostra Associazione e quasi 200 quelli provenienti da tutto il mondo che sono arrivati nei mesi scorsi in Italia accolti da una famiglia volontaria e da un istituto superiore del nostro Paese. Numeri molto significativi, che non si spiegano facilmente, se non con la determinazione da parte di insegnanti, giovani, famiglie, nel voler continuare a diffondere l’idea che per vivere in un mondo sempre più interdipendente sia necessario conoscerne le differenze e sviluppare le giuste competenze per affrontarne le sfide. Per insegnanti e studenti che cosa significa accogliere uno studente di un altro Paese in classe per uno scambio interculturale? Laddove il mondo sembra aver congelato gli spostamenti, dai muri perimetrali delle nostre case alle frontiere tra le nazioni, aprirsi all’internazionalità pur rimanendo a casa per molti ha rappresentato una pozione magica per alleviare, almeno in parte, i mali della “adolescenza interrotta”. Ponti di dialogo e di conoscenza tra le culture, questi ragazzi costituiscono dei veri e propri catalizzatori anche per la crescita dei loro compagni di classe italiani, che, chiusi nella dimensione virtuale delle lezioni in Dad, rischiano di non riuscire ad alzare lo sguardo dal proprio ombelico.
La sfida educativa per i prossimi mesi, dunque, non sarà solo quella di riappropriarci delle nostre libertà fisiche, ma anche di quelle culturali e interculturali. La nostra Associazione, con gli oltre 5000 soci volontari presenti sul territorio italiano, è determinata a proseguire e a migliorare la diffusione del progetto educativo che mira a recuperare confidenza con la diversità, da vivere come un’opportunità e non come una minaccia.
STIMOLANTI ESPERIENZE
“Per la nostra scuola i tre ragazzi che stiamo ospitando sono una finestra sul mondo in un momento in cui non si può viaggiare. Hei Cheng, lo studente di Hong Kong che sto seguendo personalmente, è stato inserito in una classe che partecipa a un programma europeo che, tra l’altro, ci dà modo di incontrare anche esperti di migrazioni ed ex europarlamentari, e lui ha portato sempre la sua interessante testimonianza con una prospettiva di lettura orientale. Per la classe la sua presenza significa entrare in contatto con differenze di percezione o conoscenza di una realtà geografica e culturale diversa, e questo offre l’opportunità per sviluppare un ulteriore momento di crescita”. Monica Consoli, docente presso il Liceo Federici di Trescore Balneario (BG)
“Mentre nostra figlia Martina è in Uruguay, sempre con un soggiorno-studio Intercultura, Benjamin [sedicenne cileno] vive con noi da inizio febbraio e ogni giorno è una scoperta nuova per tutti: dal banale piacere che nasce dalla classica scarpetta, considerata un segno di maleducazione in Cile, alle gite in roulotte in zone del Centro Italia che neppure noi conosciamo e che stiamo già organizzando per le prossime settimane, quando saremo più liberi di muoverci. È bello costruire assieme, come famiglia, nuove abitudini e nuove regole di collaborazione e, soprattutto, vedere i benefici che la presenza di Ben ha sull’altro nostro figlio, Matteo, che per la prima volta si vede come fratello maggiore con le responsabilità che questo nuovo ruolo gli impongono”. Daniela Ciafardini
Segretario Generale di Intercultura