
L’emergenza obesità nell’infanzia e nell’adolescenza si è aggravata in seguito all’immobilità forzata. Ora è il momento per affrontarla: si può fare finalmente attività fisica. E rivedere la propria alimentazione.
“Stavamo finalmente vedendo qualche dato positivo sull’emergenza dell’obesità nell’infanzia e nell’adolescenza, in Italia. Gli ultimi dati relativi al ‘18-‘19 mostravano che la crescita preoccupante dei ragazzi con chili di troppo, in Europa e soprattutto in Italia, si era fermata, “stabilizzata”, dice Gianni Bona, primario emerito di pediatria, già direttore della clinica pediatrica di Novara dell’Università del Piemonte Orientale.
E poi sono arrivati la pandemia e i conseguenti lock-down…
“Proprio così. Sembrava avessimo raggiunto il tetto: Italia quarto Paese in Europa per obesità infantile, con un adolescente su tre obeso o in sovrappeso, con un deciso squilibrio tra nord e sud, dove si arrivava a un ragazzo o una ragazza su due. Ma sembrava che le campagne sanitarie e gli allarmi ripetuti cominciassero ad avere effetto. Adesso c’è il rischio che la situazione sia ulteriormente peggiorata, anche se non abbiamo in verità dati consolidati. L’unica ricerca fin qui pubblicata è uno studio su Obesity, condotto da Angelo Pietrobelli dell’università di Verona con l’università di Buffalo, nel quale si è analizzato il comportamento durante i mesi di lockdown di teenager che erano già obesi prima: si è visto che nei periodi di blocco hanno consumato mediamente un pasto in più e incrementato il consumo di carni rosse, bibite zuccherate e “cibo spazzatura”. Inoltre hanno passato 5 ore in più al giorno davanti a tv, cellulari e computer, e diminuito l’attività fisica di due ore a settimana. Insomma non c’è da aspettarsi niente di buono. E non sappiamo come hanno reagito quelli che prima non avevano questo problema o erano in lieve sovrappeso”.
Si diceva però che era dannoso per la dieta dei ragazzi mangiare spesso fuori casa. E questa abitudine è certamente decaduta…
“Frequentare baretti e fast food è certamente un’aggravante. Ma il problema vero è costituito dalle abitudini alimentari in famiglia, quando si utilizza cibo di bassa qualità e ad alta capacità calorica, soprattutto i carboidrati. In queste famiglie quindi durante il lockdown si è mangiato di più a casa e soprattutto si è mangiato di più. E molti hanno sfruttato i servizi di delivery che, nella maggior parte dei casi, non sono fonti di cibo dietetico. Altrettanto importante comunque è stata la limitazione dell’attività fisica, che ha colpito soprattutto i giovani. Molti ragazzi non si sono mossi per mesi. È venuto a mancare l’unico vero rimedio efficace agli eccessi alimentari”.
Come affrontare quindi questa prevedibile emergenza?
Si possono dare due consigli. In primo luogo i genitori devono adottare da subito un regime alimentare corretto in famiglia, cioè il tradizionale modo di mangiare che conosciamo benissimo, la dieta mediterranea, che non significa pasta e pizza, ma soprattutto verdure, legumi e poca carne. È fondamentale riprendere le buone abitudini in casa o cogliere l’occasione per adottarle davvero. Come seconda cosa dobbiamo lasciare pure “sfogare” i ragazzi fuori casa, ne hanno bisogno tutti e loro più ancora: ma indirizzare la ritrovata libertà verso l’attività fisica, lo sport, più che verso i fast food. Ora è il momento buono per mettersi a dieta.
E che cosa si può fare per i chili di troppo accumulati nel frattempo?
“Ci sono grossi ostacoli nell’affrontare l’obesità nell’adolescenza. In primo luogo, dobbiamo ammetterlo, non esistono terapie specifiche al di sotto dei 18 anni, è un tema che la medicina non ha affrontato in modo abbastanza approfondito. Anche se ci fossero, comunque, sappiamo che tutti, anche gli adulti, non riescono a seguire in questo campo dei protocolli rigidi, tantomeno gli adolescenti, che mostrano una scarsa aderenza specifica. Se si dice semplicemente dimagrisci e starai meglio, non si ottengono grandi risultati. La salute futura interessa poco ai ragazzi, sono impegnati in ben altri problemi”.
“Bisogna quindi convincerli in altri modi che cambiare lo stile di vita conviene soprattutto a loro. Per i casi di vera e propria obesità occorre intanto un approccio multidisciplinare, il medico, il dietologo, un supporto psicologico. E serve naturalmente l’appoggio della famiglia, anche se i genitori si devono muovere in modo positivo, soft. Niente costrizioni che rischiano di provocare una “ribellione” controproducente. Ci sono alcuni argomenti che possono far breccia. Oltre naturalmente all’aspetto estetico, all’importanza di sentirsi attraenti, si possono indicare positivamente le prestazioni sportive. E per le ragazze dopo il menarca si può parlare dei problemi dell’ovulazione, che può subire alterazioni dovute al sovrappeso, che possono portare alla lunga all’infertilità. È un argomento preciso, più efficace di un generico discorso sulla salute futura. Senza fare mai del terrorismo, però, senza spaventare”.
Endocrinologo dell'età evolutiva