
È una crisi che viene da lontano. Ma la pandemia ha aggravato una situazione che già ci vedeva tra gli ultimi in Europa, con tassi di abbandono che arrivano al 16,7% al sud, bloccando del tutto quello che viene definito “l’ascensore sociale”.
Studenti e docenti abbandonati a se stessi?
Dopo più un anno dall’inizio della pandemia emerge con forza una verità. Se si fosse investito di più nel sistema scolastico italiano, piegato dai tagli degli ultimi decenni – che hanno comportato la perdita di più di 8 miliardi di euro, centomila insegnanti e cinquantamila amministrativi in meno, discipline cancellate, tempo pieno dimezzato –, il dibattito sull’apertura o la chiusura delle scuole oggi sarebbe ben diverso.
A invertire la rotta e rilanciare la scuola non erano servite neppure le dimissioni, nel gennaio 2020, dell’allora ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti che chiedeva di aumentare nella legge di bilancio 2020 i finanziamenti destinati alla scuola.
Durante la pandemia si è decisa la riapertura di diversi settori ma non della scuola, se non per brevi periodi. E così oggi gli studenti e i docenti si sentono abbandonati a se stessi e relegati ai margini.
Italia, spesa scolastica bassa e abbandono scolastico alto rispetto all’Ue
Che la scuola vittima sacrificale del coronavirus non sia considerata un’assoluta priorità, e goda di scarsa considerazione sia da parte dei governi che dell’opinione pubblica, lo conferma nero su bianco l’ultima analisi della Commissione europea “Relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione 2020” .
“Nonostante un leggero aumento nel 2018, la spesa per l’istruzione in Italia rimane tra le più basse nell’UE, ben al di sotto della media UE, sia in percentuale del PIL (il 4 % contro il 4,6 %) sia in percentuale della spesa pubblica totale, essendo pari all’8,2 %, è la più bassa dell’UE che è al 9,9%.
La spesa per l’istruzione terziaria è la più bassa dell’UE, sia in percentuale del PIL (lo 0,3 % contro lo 0,8 %) sia in percentuale della spesa pubblica per l’istruzione (il 7,7 % contro il 16,4 %), mentre la spesa pubblica per l’istruzione è diminuita complessivamente del 7% nel periodo 2010-2018, nello stesso periodo la spesa per l’istruzione superiore è stata ridotta del 19%”.
La stessa Relazione analizza anche il fenomeno della dispersione scolastica: “Il tasso di abbandono scolastico resta tra i più alti dell’UE, soprattutto al sud e tra i giovani nati all’estero. La percentuale di giovani nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni registra un tasso di abbandono ben al di sopra della media UE del 10,2 %. Tra le regioni i tassi variano in modo considerevole, dal 9,6 % nel nord-est al 16,7 % nel sud. Nel 2019 la percentuale di persone di età tra i 30 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria, post-diploma, si attesta al 27,6 %, ben al di sotto della media UE (40,3 %)”. La relazione della Commissione europea fa emergere un quadro impietoso.
Adolescenti, la situazione post-pandemia segna un peggioramento
Quelli della Relazione della Commissione europea erano i dati prima della pandemia: oggi la situazione è peggiorata, sono aumentati i casi di dispersione scolastica. Purtroppo al Ministero dell’Istruzione e negli Uffici scolastici Regionali non hanno dati aggiornati. Gli unici dati disponibili sono quelli delle indagini effettuate da istituti privati.
Prendiamo ad esempio l’indagine IPSOS “I giovani al tempo del coronavirus” che ha analizzato opinioni, stati d’animo e aspettative di due milioni e mezzo di studenti tra i 14 e i 18 anni. Emerge un quadro critico che suona un campanello d’allarme sul rischio di un ulteriore aumento della dispersione scolastica:
- 34.000 studenti delle scuole superiori, a causa delle assenze prolungate, rischiano di alimentare il fenomeno dell’abbandono scolastico;
- il 28% degli intervistati afferma che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso di frequentare le lezioni;
- il 7% afferma che i compagni di scuola “dispersi” a partire dal lockdown sono tre o più di tre;
- il 35% ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata;
- uno studente su 4 deve recuperare diverse materie;
- per il 38% degli adolescenti la didattica a distanza è un’esperienza negativa. In generale la principale difficoltà è rappresentata dalla fatica a concentrarsi per seguire per ore le lezioni online e dai problemi tecnici dovuti alla connessione internet/copertura di rete propria o dei docenti;
- quello passato è considerato un “anno sprecato” per il 46% degli adolescenti che, però, costretti a vivere in un mondo di incontri solo virtuali, hanno riscoperto il valore della relazione “dal vivo” con i coetanei;
- in un’età di cambiamento quale è l’adolescenza, il tema delle relazioni personali è fondamentale e tra le “privazioni” di cui i ragazzi hanno sofferto di più c’è anche quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la loro età;
Gli adolescenti, inoltre, si sentono esclusi dalle scelte adottate per contrastare la diffusione del Covid, che li hanno visti penalizzati dall’interruzione delle attività scolastiche in presenza: il 65% è convinto di star pagando in prima persona l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia, mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è permesso di andare a scuola. Stanchezza, incertezza e preoccupazione sono i principali stati d’animo che ragazze e ragazzi hanno dichiarato di vivere in questo periodo. Guardando al futuro, solo il 26% pensa che “tornerà tutto come prima” e la stessa percentuale ritiene che “continueremo ad avere paura”, mentre il 43% ritiene che anche dopo il vaccino, “staremo insieme in modo diverso, più online”.
Una situazione psicologica preoccupante
Alla realtà preoccupante che emerge dalla ricerca Ipsos fa eco una recente pubblicazione della “Fondazione Mondino” dell’istituto Neurologico Nazionale di Pavia, che evidenzia l’aumento tra gli adolescenti di problemi psicologici gravi e di richieste di ricovero: “Aumentano i numeri assoluti e anche la gravità delle patologie, tra cui atti di autolesionismo e tentativi di suicidio. Sta esplodendo oggi il disagio già rilevato nella primavera 2020. Sono aumentate nell’ultimo trimestre di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso le richieste di ricovero per autolesionismo in Neuropsichiatria e anche i tentati suicidi aumentano del 50%, a fronte di un + 15%”.
Un’altra ricerca sui giovani tra i 18 e i 25 anni realizzata da “Sociometrica” per la Fondazione “Italia in salute” rileva che un giovane su tre soffre di sintomi depressivi legati all’emergenza Covid-19 e, in generale, nota che l’impatto psicologico dell’emergenza è più alto tra i più giovani, con una significativa riduzione della vita sociale.
Dispersione e abbandono scolastico, un problema generalizzato
Un ultimo dato a conferma della drammaticità della situazione: l’impennata di segnalazioni alle Procure Minorili dei magistrati dei Tribunali per i Minorenni conferma come la sospensione della scuola in presenza e la conseguente didattica a distanza abbia aumentato a dismisura la dispersione scolastica e gli abbandoni negli istituti scolastici. Si tratta, dicono i magistrati, di un fenomeno che non riguarda solo il sud o realtà problematiche ma anche regioni come la Lombardia: qui, stando ai dati ufficiali dell’assessorato regionale all’istruzione, si è passati dal 12,6% al 15,7% di abbandoni tra gli adolescenti e si stima che un ragazzo su quattro abbandonerà quest’anno gli studi come effetto dell’isolamento dovuto alla pandemia.
Appare evidente, a fronte di queste denunce, come in Italia il cosiddetto ascensore sociale rappresentato dalla scuola si sia bloccato.
Scuola, la necessità di un intervento sistemico
La dispersione e l’abbandono scolastico sono la punta di un iceberg che segnala l’acuirsi di una crisi profonda dell’istruzione, che ha portato ad un aumento delle difficoltà del sistema scolastico italiano e delle diseguaglianze educative.
Le cause che determinano l’abbandono scolastico sono molteplici, principalmente culturali, sociali, economiche: i ragazzi che provengono da ambienti a basso reddito, socialmente svantaggiati e da famiglie con uno scarso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di non terminare il percorso di studi. Un fenomeno quindi complesso e pluridimensionale.
La numerosità e l’interdipendenza dei diversi fattori rende non semplice l’individuazione degli interventi necessari per contrastare la dispersione scolastica.
Occorre pertanto adottare una visione organica complessiva, prendere consapevolezza dell’entità del fenomeno e delle sue conseguenze multisettoriali e multilivello. È necessaria una vera assunzione di responsabilità individuali e collettive: dagli insegnanti ai dirigenti scolastici, dalle famiglie agli Enti territoriali, dal Ministero dell’istruzione al Governo, dalle fondazioni ai corpi intermedi, dalle imprese al Terzo settore, alle parrocchie. Bisogna quindi impegnarsi per un nuovo “patto formativo” tra tutti gli attori interessati, perché l’educazione è un compito dell’intera società, non delegabile ad una singola agenzia. La scuola non può essere lasciata sola.
Per intervenire in maniera sistemica occorre progettare quindi un piano nazionale pluriennale straordinario sulla scuola, come indica la Corte dei Conti nella sua ultima relazione, creare alleanze educative tra scuola, famiglie, civismo educativo e istituzioni locali in modo da recuperare una situazione deteriorata.
Si potrà evitare questa tragedia che incombe sul futuro dei nostri giovani solo mettendo insieme tutte le energie migliori, e costruendo e rafforzando le “comunità educanti” sia a livello territoriale che a livello nazionale del sistema scolastico ed educativo, in modo da rendere effettivo il diritto allo studio e il successo formativo, come previsto dalla Costituzione, per tutti i nostri ragazzi e ragazze.
Dirigente scolastico