
Perché e come gli ultimi angosciosi anni hanno segnato profondamente gli adolescenti e la loro visione del futuro.
Il seme della curiosità
Durante una pluridecennale carriera di docente di lettere nella scuola media (oggi: primaria ecc. ecc.) ho avuto la responsabilità di infondere nei giovanissimi alunni il seme della curiosità, che credo sia il compito primario di un docente che ha a che fare con i cosiddetti preadolescenti. Non più bambini, non ancora adulti.
Questo preambolo per indicare come sia difficile per un docente insegnare (lasciare il segno, incidere) a ragazzini e ragazzine che non sono, come si suol dire, né carne né pesce e per precisare che in questo articolo parto dal presupposto “inglese” per cui sono adolescenti gli individui che hanno dai tredici ai diciannove anni.
Progettare il futuro tra guerra e pandemia
Giusto per complicare un po’ le cose, in pieno 2023 dilaga ancora, alle porte dell’Europa, la guerra tra Ucraina e Russia, e in altre parti del pianeta le cose non vanno meglio.
Per rimanere con i piedi piantati in Europa e in Italia, si può parlare degli adolescenti del 2023 – e del loro futuro – senza tener conto che hanno vissuto in un periodo contrassegnato non solo dalla guerra in Ucraina, ma anche dalla pandemia che ha sconvolto gli ultimi anni?
La serenità perduta degli adolescenti
Quindi in un momento storico di serenità perduta a causa della pandemia e di visione incerta sul loro presente e sul loro futuro a causa del conflitto in Ucraina, che potrebbe sfociare in una devastante guerra nucleare, cosa vedono dietro l’angolo i nostri ragazzi?
Sanno che la situazione di segregazione casalinga degli ultimi anni ha inciso sul loro normale percorso di studi, ma più ancora ha compromesso i rapporti sociali tra coetanei, le amicizie, i sentimenti, gli innamoramenti, le delusioni, che sono il sale della formazione psicologica di un adulto. Studiare da casa sul computer o sul tablet e poi non andare a scuola, non ha lo stesso peso specifico della presenza, della complicità, del suggerimento, della risata improvvisa.
Cosa dire poi della forzata sedentarietà, del peso corporeo che molti degli e delle adolescenti hanno sentito depositarsi giorno dopo giorno? È probabile che in una età così fragile e così – forzatamente? – tecnologica, abbia preso il sopravvento (in questi tre anni di pandemia) la connessione con nuovi compagni e nuovi stimoli e nuovi stilemi non più “umani” ma virtuali.
Adolescenti e adulti: la fatica di riconoscersi
La psiche dei nostri adolescenti si è aggrovigliata a quella di noi padri, madri, nonni, che abbiamo faticato a riconoscere quei musoni che vagavano per casa con gli occhi perduti e i cervelli appesi a un chiodo infisso nel muro; e loro hanno faticato a riconoscere noi adulti, di fatto impotenti, di fatto nervosi, di fatto preoccupati, di fatto poco vicini.
Allora il desiderio di fuga, proprio degli adolescenti, si è intensificato negli ultimi anni, ma qui la causa non è la guerra né l’isolamento domestico dovuto alla pandemia, bensì la tecnologia: la fuga dalla realtà è tutta lì, nei pixel. Gruppi di preadolescenti e adolescenti tout court sono chini sui loro cellulari, seduti in un gruppo che non ha le caratteristiche del gruppo, oppure camminando senza uno scopo rischiando di inciampare o prendere in pieno un palo o una cacca di cane.
Viaggiare significa ancora socializzare?
Per fortuna, la curiosità vince spesso sulla pigrizia e i viaggi sono quelli reali, quelli prenotati nelle agenzie, che dovrebbero facilitare la socializzazione. Notare il condizionale: se il Dio Pixel prevale anche durante una gita o un viaggio, la cosa diventa preoccupante.
L’altro giorno mia nipote, che frequenta il primo superiore, è andata a una gita cosiddetta didattica. Al suo ritorno da quell’unica giornata, le ho chiesto cosa avesse visto, cosa avessero fatto lei e i compagni. Quando mi ha domandato cosa intendessi dire, ho risposto che magari avevano cantato, raccontato barzellette, sfottuto i professori. Lei mi guardato come se io fossi un dinosauro e mi ha detto che sono antico con quella roba dei canti e delle barzellette, e che ognuno di loro era applicato sul proprio cellulare. A quel punto, mi sono guardato bene dal chiederle cosa avesse visto durante la gita.
Gli adolescenti coltivano sogni?
Mi chiedo ora quale futuro immaginano questi adolescenti, mi sono chiesto se coltivano sogni, e se sì, quali; se si immaginano ingegneri, o medici, o insegnanti o magari programmatori informatici.
Inutile dire che ogni individuo ha la sua personalità, la sua opinione, la sua ambizione, però questi ultimi angosciosi anni credo che li abbiano segnato profondamente.
Claudio Elliott – Scrittore per l’infanzia, Potenza
Scrittore per l'infanzia