
La pandemia ha accelerato la rivoluzione dei media. Oggi per tutti domina Internet, domina lo smartphone. E i ragazzi hanno trovato la loro strada nei social.
Quanto, dove e come si informano gli adolescenti italiani? Per rispondere a questa domanda abbiamo provato a di mettere insieme le cifre, i dati, le analisi disponibili per cercare di comprendere la situazione attuale. E magari smentire qualche mito.
Un buon punto di partenza è uno studio dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie dell’Informazione, intitolato “L’informazione alla prova dei giovani”, pubblicato nel marzo 2020, basato su dati del ’19, quindi precedenti al periodo pandemico. Questo report è comunque molto utile per almeno due aspetti: ci ricorda intanto che la cosiddetta “rivoluzione digitale” nel mondo dell’informazione non è affatto una conseguenza della pandemia, ma una evidente tendenza già in atto nel decennio precedente; in secondo luogo, lo studio costituisce una base per cercare di comprendere le evoluzioni successive.
Subito possiamo contestare un diffuso pregiudizio. L’affermazione “i giovani non sono informati” è un’evidente sciocchezza. Lo è in generale perché possiamo comunque affermare che nessuna generazione ha mai avuto a disposizione una tale quantità di informazioni e tanti canali e possibilità per in formarsi. Certo, si può discutere su come la quantità influisca sulla qualità, ma questo è un dato di fatto.
Il report, poi, analizza il “consumo informativo per classi d’età giovanili e per gli over35. Come c’era da aspettarsi il canale preferito dagli adolescenti (14-17 anni) è Internet con un 60,4%, ma sono battuti dai giovani adulti (25-34 anni) che segnano un 66,8%, mentre gli anziani (più di 35) sono sotto il 50%. Nell’uso di altri media gli adolescenti sono ultimi, anche se si difende ancora bene la Tv (38,2%), mentre i quotidiani sono relegati a un misero, ma non irrilevante 20%.
Agcom rileva peraltro che “i dati internazionali (che tuttavia non riguardano anche i minori) mostrano che i giovani italiani si informano almeno quanto, se non di più, dei coetanei europei”. E anche questo, se vogliamo, sfata il mito dei ragazzi italiani più “disinteressati” degli altri.
Il commento all’indagine mette in luce alcune criticità. La prima è il cosiddetto gap digitale, legato alla minore diffusione della rete rispetto ad altri Paesi, in particolare della banda larga. In realtà questo gap è andato via via riducendosi proprio durante la pandemia. Secondo un rapporto Auditel Censis nove famiglie italiane su dieci (21 milioni e mezzo), a dicembre del 2022, sono collegate al web, e di queste il 67% dispone di banda larga e la rete continua ad estendersi grazie soprattutto ai fondi Pnnr.
Una seconda criticità è definita gap generazionale. Secondo Agcom “non solo le coorti giovanili accedono meno all’informazione tradizionale, ma consumano comunque un diverso tipo di notizie rispetto alle generazioni più mature. Lo fanno attraverso apparecchi diversi (quasi sempre i cellulari), da fonti diverse (alle volte testate online, altre da influencer e blogger) e soprattutto attraverso intermediari nuovi (molto spesso i social). Ciò fa venir meno un collante sociale derivante da una narrazione più condivisa di ciò che succede nel mondo”.
È cambiato qualcosa dal 2019? Intanto è cambiato il mondo attorno agli adolescenti, almeno quello dei media. Le periodiche rilevazioni Audiweb ci mostrano oggi uno scenario in cui, per esempio, nel mese di dicembre ’22 si è connesso l’84,4% degli italiani maschi e l’80,9% delle donne. Questa indagine non rileva purtroppo i minori, ma la distribuzione per età è comunque sorprendente, perché in un giorno medio i più giovani (18-34anni) arrivano all’85%, ma sono superati dai 35enni e 45enni che arrivano all’88%. E c’è persino un 36% degli over 64. I più giovani ci passano più tempo (attorno alle tre ore), ma battono di poco le classi di età medie e tutti comunque preferiscono largamente il mobile al computer.
Si è verificata insomma una vera e propria esplosione dello smartphone. Non sono solo i ragazzi a vivere “appiccicati” al telefonino, è quasi l’intera popolazione. Nel frattempo, la vendita dei quotidiani cartacei (dati Agcom) tra il 2018 e il 2022 è scesa del 32%, solo parzialmente compensata dal +12,6% delle edizioni digitali. L’informazione televisiva (i telegiornali) ha retto bene, soprattutto durante i lock-down, quando erano tutti confinati in casa, grazie agli “anziani” che hanno abbandonato i giornali, grazie alle piattaforme di streaming, che hanno trasformato il computer in una televisione.
In questo quadro i media digitali sono largamente in testa. Connettersi a Internet non vuol dire, naturalmente, informarsi. Audiweb ci dice anche che solo 2/3 dei “navigatori” si connettono anche ai siti di informazione e che la categoria communities, cioè i social, ha superato quella delle news. In questo sta soprattutto la “rivoluzione” giovanile, già vista nel 2019: nuovi strumenti, fonti diverse, intermediari diversi.
Sul fenomeno dei social, dato che dalle indagini italiane continuano a restare esclusi i minorenni, dobbiamo rivolgerci a uno studio americano particolarmente illuminante. È una ricerca del marzo 2022 del Pew Research Center, un sito autorevole di fact-checking, sull’uso dei social da parte dei teen di 13-17 anni, confrontata con un analogo studio del 2014. Il dato più impressionante riguarda le modalità d’uso: il 46% degli adolescenti resta collegato “quasi costantemente” (era il 24% nel 2014) e un altro 48% ci entra molte volte al giorno.
Quanto alle preferenze potete vederle nella tabella: YouTube, TikTok, Instagram e Snapchat sono dominanti. Dati italiani sulla popolazione generale ci confermano il primo posto di YouTube, l’ascesa spettacolare di TikTok (raddoppio nel ’22) e Instagram e il calo di Facebook (che resta tuttavia al secondo posto) e Twitter.
Che cosa significa questa scelta? Alcune risposte sono evidenti: la netta preferenza, da parte dei giovanissimi, per l’immagine a scapito della parola. La predilezione per comunicazioni rapide, sintetiche, dirette. E soprattutto il trasferimento in rete di quella che, da sempre, è la forma di comunicazione e di informazione preferita dagli adolescenti: il passaparola. Che cosa sono infatti questi social se non un gigantesco passaparola globale? È vera informazione?
Diciamo che è un’informazione diversa, che noi anziani guardiamo con sospetto. Mi limito però a segnalare alcuni fatti. Su YouTube si trova “tutto quanto fa spettacolo”, tranne il porno. Ma si trovano anche, e sono molto viste, conferenze, lezioni, tutorial molto ben fatti. Hanno un grosso seguito alcuni dei migliori divulgatori italiani come Alberto Angela, lo storico Alessandro Barbero, l’evoluzionista Telmo Pievani, il fisico Carlo Rovelli. E lo stesso vale per Instagram, dove raccolgono like intellettuali, giornalisti, politici e dove peraltro arrivano anche le news dei media tradizionali.
Persino TikTok contiene molte informazioni utili, al punto che tra i giovanissimi sta assumendo, secondo analisi recenti, un ruolo di ricerca pari a Google. Non è, questa, informazione? Dalla montagna di divertenti sciocchezze, tra le maglie di influencer più o meno pittoreschi, emergono fenomeni insospettati.
È recente il trend di TikTok (così si chiama l’argomento di moda) che promuove la bellezza e lo studio del greco antico, contro gli studi STEM. E non dimentichiamo che proprio Tik-Tok è ormai il principale promotore letterario tra i giovani, tanto da aver creato un’apposita sezione BookToc, che in Italia ha un miliardo di visualizzazioni.
Libri? E già, si pensava che fosse una specie in via di estinzione. E invece il vecchio libro tiene bene (più 14% di vendite dal ’19 al ’22) anche tra i giovani e non è stato affatto sostituito dagli ebook.
A proposito di carta, infine, concludiamo segnalando un dato sorprendente: +245% di vendite di fumetti, nello stesso periodo. Sono soprattutto manga, fumetti giapponesi. Roba nociva, di basso livello? Lo si diceva anche dei fumetti italiani degli anni ’50-’60, molti dei quali sono oggi considerati arte. Anche tra i manga, dicono gli specialisti, ci sono veri e propri capolavori, apprezzati purtroppo quasi solo dagli adolescenti. E vanno letti sfogliando da sinistra a destra. Strani ragazzi.