
Tra saggistica e autobiografia, un viaggio nella memoria che ci insegna quanto abbiamo da imparare dalla nostra stessa infanzia e dall’adolescenza.
Fulvio Scaparro, quando scrive qualcosa, va sempre a segno e lo ha fatto anche con “Il senno di prima”, uscito di recente. Il suo “segreto” è di riuscire a sollecitare la nostra attenzione su aspetti anche complessi, con estrema semplicità e chiarezza. Un “divulgatore”, nel senso più alto del termine, che riesce a renderci immediatamente partecipi e confidenti. In più – suggestivo espediente che Scaparro utilizza spesso nei sui scritti – anche in “Il senno di prima” l’autore armonizza il racconto intimista del passato personale (prevalentemente riferito agli anni dell’infanzia e dell’adolescenza) con considerazioni generali e di ampio respiro. A metà tra saggistica e narrativa autobiografica, il libro raccoglie il meglio dei due generi “addottorandoci” con levità.
Particolarmente interessante è il doppio registro su cui “Il senno di prima” si dispiega: da un lato Scaparro ci racconta l’infanzia o l’adolescenza (o meglio, ce la riporta alla memoria, considerando che tutti l’abbiamo vissuta), dall’altro ci dice come dall’atteggiamento dei bambini e degli adolescenti avremmo molto da apprendere per vivere nel miglior modo possibile tutte le stagioni della vita.
Per farlo Scaparro parte dal “gioco”, elemento essenziale nella vita di un bambino, per sperimentare e misurarsi, ma anche metafora della vita stessa in quanto – scrive l’autore – “Il gioco è continua altalena tra sicurezza e rischio, riposo e avventura, attacco e difesa, alla ricerca di equilibri vincenti e sempre precari. […] Il bambino gioca in modo spontaneo e naturale, ma gioca anche l’adulto, soltanto in modo diverso, clandestino, talvolta mascherato, perché il gioco appartiene alla costituzione ontologica dell’esistenza umana”.
L’adulto dovrebbe però sentire anche la responsabilità di garantire ai bambini e agli adolescenti tre elementi altrettanto indispensabili per una loro crescita: serenità e pace, esempio, confini. Compiti che non sempre i genitori assolvono in modo adeguato. Scaparro cita, in proposito, le liti familiari, un “esempio” di vita (da trasferire ai figli) tutt’altro che virtuoso, e la mancanza o l’incertezza riguardo ai limiti da porre agli adolescenti, affinché comprendano dove inizia la trasgressione alla quale naturalmente sono portati.
In “Il senno di prima” c’è questo e tanto altro. Nessuna verità rivelata, Scaparro ha il buongusto di non farlo mai, ma un prezioso fascio di luce per mettere in evidenza sfumature e dettagli sulla psicologia dei bambini e degli adolescenti, e farci riflettere su di loro e su di noi.
Concludo questa breve recensione con un’annotazione molto personale: anche la lettura di un libro – proprio come un gioco – è una continua altalena tra razionalità ed emozione, e l’emozione è legata alla sfera più intima.
Per questo “Il senno di prima”, oltre ad interessarmi e piacermi, mi ha emozionato quando ho ritrovato nelle parole di Fulvio (il che è garanzia di qualità) un concetto che io, in forma e contesto completamente diversi, avevo espresso anni fa in un mio racconto.
“La qualità della nostra esistenza dipende dall’equilibrio che hanno trovato le tendenze opposte che sempre agiscono in ogni nostro pensiero, azione, gesto”.
F. Scaparro
“Magia di un equilibrio instabile, sorretto proprio dal bilanciarsi, in ogni momento e in ogni luogo, di pulsioni di segno contrario; dal convivere di ogni stato d’animo col proprio opposto”.
M. Tucci
Presidente di Laboratorio Adolescenza