
Non si sa ancora perché. Ma è stato accertato da diverse ricerche che la pandemia, nei momenti di picco, ha indotto molti casi di pubertà precoce.
Tra i tanti effetti più o meno drammatici causati dal Covid-19, ce n’è uno sul quale gli scienziati si stanno ancora interrogando: l’anticipo della pubertà, rilevata da diversi studi in tutto il mondo, durante le fasi di picco della pandemia.
La pubertà è una fase del processo di sviluppo dell’organismo in cui compaiono i caratteri sessuali secondari (seno nelle ragazze, pelo pubico in entrambi i sessi) e le gonadi acquisiscono la capacità riproduttiva, con una serie di cambiamenti somatici e comportamentali che portano un bambino nel mondo degli adolescenti. I meccanismi che regolano l’avvio e l’evoluzione dello sviluppo puberale sono guidati da fattori genetici in primo luogo, ma un ruolo non secondario riguarda diversi fattori ambientali. Questo delicato bilancio tra fattori endogeni ed esogeni è responsabile di un inizio normale della pubertà o di eventuali deviazioni.
Nel corso degli ultimi decenni si è verificato in tutto il mondo un continuo anticipo dell’avvio e del completamento della pubertà, definito secular trend, che sia pure in maniera meno evidente e non in tutti i Paesi è ancora presente oggi. In un ampio studio da noi effettuato nel nord ovest del nostro Paese nei primi anni 2000 avevamo osservato un anticipo dell’esordio puberale di oltre 10 mesi in media rispetto a quanto riscontrato nella stessa area 30 anni prima. Le cause di questo avvio anticipato sono state attribuite a fattori non genetici, in particolare al miglioramento della nutrizione dei nostri ragazzi, dato che non sono possibili effetti genetici in un tempo così breve.
Oggi si considera ancora normale la comparsa dei caratteri sessuali secondari a partire dagli 8 anni nelle femmine e 9 nei maschi. Dato che sto scrivendo su una rivista che si occupa di adolescenti, è bene sapere che quando compaiono i primi segni che delineano l’avvio della pubertà è cominciata l’adolescenza. Talora si parla di preadolescenza quando ci si riferisce strettamente alla fase dello sviluppo puberale che si conclude con il menarca nella ragazza e con la spermatogenesi nel maschio, ma gli endocrinologi concordano sulla decorrenza dell’adolescenza a partire dalla comparsa del seno (telarca) nella femmina e del pelo pubico (pubarca) nel maschio. Quando accade rispettivamente prima degli 8 o 9 anni a seconda del genere, femminile o maschile, avremo una pubertà precoce. Maurizio Tucci ha definito l’adolescenza come un non-luogo, ma potremmo parlare anche di non-tempo.
Poi improvvisamente è entrato in gioco un fattore che ha sconvolto il mondo e, a quanto pare, anche i tempi dell’adolescenza. Dal febbraio 2020 il Sars-Cov2 ha cambiato la nostra vita: pandemia e lockdown hanno stravolto le nostre abitudini e i più fragili, insieme agli anziani, i bambini e gli adolescenti, hanno avuto enormi conseguenze di natura fisica, neuropsicologica e relazionale legate non solo al Covid-19, ma anche all’indotto provocato dal virus.
Dalla primavera del 2020, pochi mesi dopo l’esordio della pandemia, sono comparse le prime segnalazioni inizialmente su casi sporadici di pubertà precoce in larga misura femminile, ma anche di pubertà accelerata, cioè di uno sviluppo che si completa in pochi mesi a fronte di un tempo normale di 18-24 mesi dall’esordio. Il primo lavoro comparso in letteratura è dell’estate del 2020 condotto da Stefano Stagi di Firenze, che ha descritto in pochi mesi 37 nuovi casi di pubertà precoce e 12 di pubertà accelerata. Il numero di nuove diagnosi superava di 1,5 volte la media dei casi osservati nei precedenti cinque anni. L’autore nelle sue conclusioni ipotizzava che fattori ambientali come l’aumentato uso di device elettronici durante il lockdown potessero avere avuto un ruolo nell’avvio della pubertà e nella sua rapida progressione.
Nel 2022 sono seguiti altri lavori di ricercatori di tutto il mondo che hanno riportato dati simili di incremento e in particolare uno studio multicentrico di 8 centri italiani di endocrinologia pediatrica, coordinato da Marco Cappa di Roma, che ha descritto fra i pazienti osservati una percentuale di casi di pubertà precoce nelle femmine nel 2020 quasi doppia rispetto al 2019 (42% verso 26%). I dati antropometrici e ormonali delle pazienti erano simili nei due anni, ma tra i dati comportamentali erano risultati diversi la sedentarietà e l’uso di device elettronici, molto aumentati anche quando confrontati col resto della popolazione dei coetanei del 2020. Anche in Cina, luogo di origine della pandemia, sono stati pubblicati lavori che hanno confermato questo trend, ad Hangzhou, e soprattutto a Shanghai con un aumento dei casi di tre volte, nel 2020-2021, rispetto alla media dei 5 anni precedenti (vedi figura).
Alla fine del 2022 poi è comparso uno studio effettuato a San Diego (USA) che ha riportato per la prima volta dopo il secondo picco pandemico una percentuale di pubertà precoce passata dall’1,2% dell’era pre-Covid al 2,8% (28 nel 2018/19 verso 64 nel 2021/22), con la presenza anche di maschi (7) fra i soggetti coinvolti e senza variazioni importanti dell’Indice di Massa Corporea.
Negli oltre 10 studi a oggi pubblicati, peraltro quasi tutti con numero di casi limitato, sono state formulate diverse ipotesi patogenetiche alla base di queste osservazioni: stress emotivi, alimentazione scorretta, ridotta attività fisica ed aumento della sedentarietà, aumentato uso di device elettronici, cambiamento delle abitudini del sonno, aumentata esposizione ad interferenti endocrini. Ma quella che sembra essere al momento più credibile secondo lo studio americano citato è un possibile effetto diretto del virus Sars-Cov-2 a livello delle aree del cervello che governano i meccanismi di attivazione della pubertà. Una sorta di effetto long-Covid sui generis ovviamente tutto da confermare.
Alla luce di quanto osservato in questi tre anni di pandemia, tutti i lavori concordano sulla necessità di ulteriori studi con un più ampio numero di pazienti per comprendere quali fattori patogenetici hanno contribuito alla più elevata incidenza di casi di pubertà precoce e accelerata in associazione al Covid-19 e se questo trend continuerà dopo la fine della pandemia e la completa ripresa delle normali abitudini quotidiane.
Pediatra, endocrinologo