
Dal progetto adoleSCIENZE di Lundbeck Italia, un cortometraggio per informare e creare consapevolezza sulle malattie mentali in età adolescenziale.
Dafne ha 16 anni ed è affetta da depressione. Esprime il suo malessere attraverso l’isolamento sociale, l’irrequietezza e tramite gesti di autolesionismo. La depressione, così ingombrante, intrusiva ed invadente nella vita della ragazza, arriva ad assumere le sembianze di una vera e propria presenza fisica: un’ombra. Un’ombra che accompagna Dafne costantemente in ogni sua attività quotidiana, restando però invisibile agli occhi dei genitori che, pur attenti, non riescono a “vederla” perché impreparati e spaventati di fronte a ciò che semplicemente non conoscono. L’ombra crea in Dafne irritabilità, senso di inadeguatezza, oppressione e paura del futuro, fino a spingerla a compiere un gesto estremo: il tentato suicidio. La protagonista, con il supporto di figure esperte che aiuteranno anche i genitori a “vedere” e riconoscere la malattia della figlia, riuscirà progressivamente a prendere le distanze dall’ombra della depressione intraprendendo un percorso di cura verso la guarigione.
Non è una storia vera, anche se di storie vere così ce ne sono purtroppo tantissime, ma il soggetto di un interessante cortometraggio, “Mi vedete?” (sceneggiato da Manlio Castagna e diretto da Alessandro Riccardi) – nato da un’idea di Lundbeck Italia in collaborazione con Havas Life, a cui Laboratorio Adolescenza ha dato il patrocinio – presentato con successo all’edizione 2022 del Giffoni Film Festival – sezione Giffoni Next Generation.
Il cortometraggio – realizzato con il supporto di un board scientifico di clinici esperti che ha contribuito alla creazione della storia per assicurare che fosse quanto più possibile sovrapponibile alla realtà – è parte del progetto adoleSCIENZE (un’iniziativa di Lundbeck Italia) che nasce dalla necessità di sensibilizzare, informare e creare consapevolezza sulle malattie mentali in età adolescenziale. L’obiettivo principale è quello di superare lo stigma che ancora ruota intorno ai disturbi di tipo psicologico e psichiatrico e che è una delle principali barriere all’emersione e alla presa in carico precoce da parte di specialisti.
“Mi vedete?” non è solo un efficacissimo “pugno nello stomaco” per far riflettere gli adolescenti, senza ipocrisie, su queste problematiche, ma la sua visione appare utilissima anche per tutto quel mondo adulto (a partire dalla famiglia) che ruota intorno all’adolescenza e che spesso tende a rimuovere il problema, talvolta fino all’evidenza di esiti drammatici.