
Università: rendere gratuito il triennio per contrastare il calo di iscrizioni e la disaffezione a proseguire gli studi.
L’evidenza emersa dall’indagine è preoccupante ed è oggettivamente confermata dal calo del 3% degli iscritti all’Università nell’anno accademico 2021-2022, dopo anni di crescita, che è già più che un campanello d’allarme.
Questa pericolosa disaffezione è figlia di almeno quattro fattori. Una progressiva sfiducia degli adolescenti nei confronti del futuro – certamente alimentata dai due anni di pandemia – ma, soprattutto, una sfiducia nei confronti del mondo adulto, di cui l’Università è certamente una componente iconica. Mondo adulto nei confronti del quale gli adolescenti stanno attuando una vera e propria secessione. A questo si aggiungono due elementi oggettivi: la difficoltà a trovare lavoro dopo la laurea e il costo degli studi universitari che incide sempre di più sui bilanci familiari se consideriamo l’impoverimento generale della popolazione, e della classe media in particolare, a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. D’altra parte vedere fratelli maggiori o amici cercare per anni un lavoro adeguato dopo la laurea o accontentarsi di lavori per i quali spesso non sarebbe necessario neanche un diploma, certamente non è un incentivo a frequentare l’Università.
Di fronte a questo scenario che porta dritto ad un pericolosissimo impoverimento culturale dobbiamo cercare di intervenire, e alla svelta. Certamente la prima risposta è creare le condizioni strutturali per aumentare l’offerta di lavoro, ma sarebbe certamente un incentivo prezioso rendere gratuito il primo triennio, condizionando ovviamente la gratuità al profitto.
Sarebbe uno straordinario investimento in cultura di cui il nostro Paese ha grande bisogno e che, lo sappiamo bene, ha sempre un rendimento altissimo.
Presidente di Alma Laurea e già Rettore dell’Università di Bologna