
Taglie larghe, grandi felpe: un po’ per nascondersi un po’ per assomigliare ai coetanei. Il cambio di abbigliamento è un passaggio importante, da rispettare.
I ragazzi pensano che le emozioni saranno sempre le stesse, che questa fase di cambiamento chiamata adolescenza li porterà ad essere più liberi con i 18 anni, ma non molto di più. In realtà, quello che avviene è interessante perché con una maggiore indipendenza dai genitori si iniziano ad avvertire emozioni e inquietudini da affrontare e non si sanno spesso riconoscere ansie, tristezze improvvise o delusioni.
Da quando iniziano a tenere la porta chiusa della cameretta, i pensieri e gli stati d’animo vengono percepiti in modo forte, da condividere principalmente con gli amici, sui social ma non più con mamma. Si passa rapidamente dal sentirsi pensati e protetti dai grandi ad avvertire la sensazione di essere gli unici a provare una determinata emozione. La spinta a chiudersi e a comunicare poco in casa è an- che legata ad un nuovo protagonista che entra in scena nella vita dei ragazzi: il corpo. Per quanto poco interessati alla crescita e ai cambiamenti fisici, il passaggio alle medie e la frequentazione dei social obbliga soprattutto le ragazze a fare i conti con questa parte di sé, che dai 12 anni in avanti caratterizza il proprio modo di presentarsi al mondo reale e virtuale.
La novità è evidente: durante l’infanzia non si fanno programmi su come il corpo potrebbe cambiare e su quali aspetti del fisico li faranno sentire maggior- mente estranei. Il corpo in adolescenza è spesso uno sconosciuto con cui familiarizzare, per uscire dall’imbarazzo, guardandosi allo specchio. Ecco allora che l’abbigliamento ha una funzione di adattamento, consente di esprimere non solo il rapporto che gli adolescenti hanno con il corpo ma racconta anche i propri stati d’animo. Nell’abbigliamento si intravvede quanto apparire o nascondersi a sé stessi. Il primo giudizio se lo danno loro, allo specchio: “il corpo che vedo dice poco di me, non voglio tanto andare in giro per farmi ri- conoscere”, racconta una ragazza che si presenta in studio perché soffre di disturbi alimentari e che dice bene ciò che tanti altri giovani pensano.
Oltre all’imbarazzo legato ad un’intimità fisica ancora poco vissuta con il corpo trasformato, c’è il disagio con il mondo esterno che richiede agli adolescenti di essere sicuri e soddisfatti del proprio fisico, e questo per il solo fatto di essere fortunati nell’essere giovani. La soluzione che aiuta ad affrontare queste emozioni disturbanti arriva rapidamente: per attenuare l’imbarazzo e un po’ nascondersi bastano grandi felpe, taglie oversize e sneakers giganti. Si entra così in adolescenza attraverso un’omologazione rassicurante. Sentirsi come o uguale agli altri è l’elemento distensivo che consente di digerire la nuova fisicità, fatta di forme e peculiarità ancora estranee. Sembrano azioni poco efficaci ma non è così: questi primi cambiamenti consentono di non essere troppo visibili al mondo e, di conseguenza, questo non sentire emozioni forti è proprio quello che aiuta a crescere.
Solo successivamente, si affermerà il desiderio di sentirsi unici, con idee, gusti e sentimenti diversi dagli altri. Prima i ragazzi hanno bisogno di separarsi dall’immagine protettiva e amorevole condivisa con la mamma e, in questo distacco, si troveranno a fare i conti con parti di sé ed emozioni nuove. Sentire di far parte di una nuova categoria, e appartenere al genere ragazzi con abitudini e stili di vestiario uguali è il passaggio che riguarda la maggior parte di loro, ed è importante che gli adulti rispettino questa fase di acclimatazione. Poi, avranno la forza per guardarsi con più soddisfazione, cercando nuovi modi per esprimere la propria interiorità, senza troppo temere di vivere ansie o tristezze.
Psicologa, Pischemilano