
Hanno dovuto rinunciare, dice il ministro Roberto Speranza, a momenti di socialità fondamentali: noi abbiamo dato i primi concreti segnali di attenzione.
Quando Roberto Speranza, allora quarantenne, giurò come ministro della Salute nel settembre 2019, non avrebbe certo potuto immaginare che gli sarebbe toccato affrontare, in prima linea, la crisi sanitaria più difficile della storia repubblicana. Si sarebbe conquistato una fiducia, da parte della maggioranza dello schieramento politico, che gli è valsa la riconferma in quella carica nel governo Draghi. A tre anni di distanza, giunto alla conclusione di questa eccezionale esperienza, proviamo, insieme a lui, a trarne un bilancio, in generale e in particolare sui temi che riguardano l’adolescenza.
Ministro Speranza, la pandemia ha messo in luce la forza e le criticità del nostro Servizio sanitario nazionale. Con il Pnrr arriveranno risorse per la sanità del territorio. Che cosa cambierà?
Rafforzare il nostro Servizio Sanitario è la priorità assoluta. Con le risorse destinate alla medicina del territorio, 7 miliardi circa, verranno create 1350 case di comunità, aperte fino a 24 ore al giorno e 400 ospedali di comunità. Un modo per riavvicinare la medicina ai territori dove vivono le persone. Ma sarà la casa il vero luogo in cui portare le cure.
Come?
Attraverso gli investimenti che verranno fatti in telemedicina, digitalizzazione, e in assistenza domiciliare. Vorrei sottolineare che l’Italia è uno dei Paesi con più anziani del mondo, con le risorse del Pnrr l’obiettivo è far diventare l’Italia, entro il 2026, il primo Paese d’Europa per assistenza domiciliare con il 10 % di over 65 assistiti. Questo vuol dire occuparsi davvero dei nostri anziani, facendo della casa il primo luogo di cura e assistenza.
Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca Iard realizzano da oltre vent’anni una indagine annuale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia. Siamo tutti d’accordo nel sostenere che l’adolescenza è stata una delle fasce di età più colpite da questi due anni di pandemia, non per le conseguenze cliniche, ma per la forzata interruzione della socialità che a quell’età è importantissima. Questo ha causato, tra l’altro, una preoccupante fragilità psicologica. Quali sono gli strumenti che la politica può adottare per affrontare questa problematica?
La pandemia ha avuto un impatto enorme sulle fasce più vulnerabili della popolazione e ha fatto pagare un prezzo altissimo a bambini e ragazzi che hanno dovuto rinunciare a momenti di socialità fondamentali nella crescita di un individuo.
Per aiutare i nostri ragazzi ad affrontare il futuro con fiducia e serenità abbiamo previsto numerose misure: mi riferisco allo stanziamento di 20 milioni nella Legge di bilancio per il disagio psicologico di bambini e adolescenti destinati a nuove assunzioni per rispondere adeguatamente ai bisogni dei più piccoli. Ancora recentemente abbiamo approvato il “bonus psicologico” e sono state stanziate risorse nel Programma Operativo Nazionale – Equità nella Salute destinate al rafforzamento dei servizi di salute mentale di cui potranno usufruire anche i ragazzi che stanno vivendo un momento di fragilità. Sono primi e importanti segnali di attenzione di un Servizio Sanitario che ha a cuore il benessere psichico dei nostri ragazzi, nella consapevolezza che non può esserci salute senza salute mentale.
Alimentazione non corretta (con il conseguente forte aumento degli adolescenti in sovrappeso o obesi) e poca attività sportiva sono delle criticità già da tempo riscontrate. I due anni di pandemia con annessi lockdown hanno notevolmente peggiorato la situazione. Cosa pensa che si possa fare per invertire la tendenza?
In tema di obesità infantile e adolescenziale, un’emergenza sanitaria che ha conosciuto un’ulteriore crescita nell’ultimo periodo, c’è tutto l’impegno del Ministero della Salute. Basti pensare che il Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) 2020-2025 prevede che tutte le Regioni si adoperino per raggiungere obiettivi di promozione della salute e prevenzione dell’obesità e del sovrappeso. Non solo, per garantire su tutto il territorio nazionale, al Nord come al Sud, omogeneità di azioni di contrasto all’obesità, abbiamo istituito un Tavolo di lavoro che sta lavorando alla definizione di un documento di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità, in particolare quella infantile, condiviso con le Regioni e Province Autonome.
Voglio, inoltre, sottolineare che anche durante i mesi più duri dell’emergenza sanitaria abbiamo continuato a promuovere regolarmente campagne di comunicazione e, più di recente, iniziative di sensibilizzazione nelle scuole che svolgono un ruolo fondamentale nell’educare i giovani ad adottare stili di vita salutari.
Il consumo di alcol è un altro dei problemi che caratterizzano l’attuale adolescenza. Non tanto per quanto riguarda il consumo abituale (ad esempio durante i pasti) ma per il bere, spesso smodato, nei momenti di socialità all’interno del gruppo dei pari. La comunicazione finalizzata a sensibilizzare i giovanissimi verso comportamenti virtuosi fino ad ora non sembra aver dato grandi risultati. Che strumenti dovremmo mettere in campo?
A distanza di 14 anni dalla precedente, il 15 marzo si è svolta al Ministero della Salute la Seconda Conferenza nazionale sull’alcol. È stata un’occasione importante per riflettere sulle misure da mettere in campo per contrastare il consumo smodato di alcol tra i giovani, che ha registrato un significativo incremento dovuto in parte ai due anni di pandemia. L’incontro interministeriale ha sottolineato la necessità di un rafforzamento della cultura della prevenzione, nonché di prevedere un aggiornamento della nostra legislazione in materia. Ulteriori spunti arriveranno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che sta lavorando ad un nuovo Global act plan sull’alcol 2022-2030.
Gli adolescenti, anche per la loro tendenza a vivere esclusivamente nel presente, sono tradizionalmente poco portati alla prevenzione. Il Covid, tra l’altro, ha messo in secondo piano anche importanti vaccinazioni tipiche dell’adolescenza. Quali politiche sanitarie potrebbero favorire una maggiore compliance in questa direzione? È possibile identificare anche dei percorsi sulla prevenzione legati al genere?
La stragrande maggioranza dei nostri ragazzi ha aderito alla campagna di vaccinazione anti-Covid mostrando senso di responsabilità e lungimiranza. Oggi più che mai dobbiamo fare tesoro di quanto appreso durante questi anni. Io sono convinto che una comunicazione adeguata, capacità di ascolto, coinvolgimento degli stakeholders e lavoro di squadra con le Regioni possono determinare una maggiore adesione nella vaccinazione ordinaria. Per quanto riguarda la medicina di genere, una parte delle risorse previste nel Pon – PN Equità nella Salute è destinata a questa branca della sanità su cui, senza dubbio, dobbiamo investire con maggiore determinazione, come stiamo iniziando a fare.
Torniamo ai problemi di tipo psicologico. Il bonus psicologo è certamente importante anche per fronteggiare lo stigma che ancora oggi è presente nei confronti dei problemi di salute legati alla psiche e non al soma, ma non può essere risolutivo. Non si potrebbe anche in questo ambito lavorare in un’ottica di prevenzione e non solo di rimedio?
Nell’ultimo anno sono state realizzate diverse iniziative che vanno nella direzione di una maggiore attenzione nei riguardi di un tema così rilevante. Oltre a quelle che ho già elencato, vorrei aggiungere che nella legge di bilancio oltre ai 20 milioni per il disagio psicologico di bambini e adolescenti abbiamo stanziato 10 milioni per garantire l’accesso ai servizi psicologici delle fasce più deboli, in modo particolare dei pazienti oncologici che hanno bisogno di un sostegno e di un’assistenza nei momenti più complicati della loro esistenza, e 8 milioni per il potenziamento dei servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e adolescenziale. Inoltre, abbiamo vincolati 60 milioni a progetti regionali di superamento della contenzione e di qualificazione dei percorsi di cura.
Vorrei, infine, ricordare che nel corso del 2021 si è svolta la 2a Conferenza Nazionale per la Salute Mentale “Per una Salute Mentale di Comunità”, tenutasi a 20 anni di distanza dalla precedente, e ad ottobre nel nostro Paese avrà luogo il prossimo Global Mental Health Summit, che rappresenterà un ulteriore momento di confronto su obiettivi da raggiungere e buone pratiche da valorizzare. La salute mentale è davvero tornata al centro delle politiche sanitarie di questo Paese.
Foto nel testo: Roberto Speranza, Ministro della Salute – Immagine Dipartimento Protezione Civile
Presidente Laboratorio Adolescenza