
Avvicinare, quando serve, un adolescente alle cure mediche non è cosa semplice. Le terapie complementari possono rappresentare uno strumento di intervento particolarmente utile.
Terapie complementari, “ponte” tra adolescenti e cure mediche
Avvicinare, quando serve, un adolescente alle cure mediche non è mai cosa semplice. Entrano in gioco, infatti, una serie di resistenze tipiche dell’età: da un lato la presunzione di “immortalità” che li allontana da un approccio di prevenzione nell’ambito della salute; dall’altro la non accettazione di una patologia o di un disturbo che in qualche modo li definisce – nella loro percezione – “diversi” dai loro modelli di riferimento; dall’altro ancora una resistenza all’assunzione di farmaci che in qualche modo certificano questo stato di necessità.
È anche in conseguenza di questi atteggiamenti che le cosiddette “terapie complementari”, che si fondano su prodotti a base di piante o estratti di piante (fitoterapici) o a base di “principi attivi” di alimenti (integratori alimentari e nutraceutici), possono rappresentare uno strumento di intervento particolarmente utile.
Nulla di esotico o di “alternativo” rispetto alla medicina tradizionale – come leggiamo anche in un articolo comparso di recente sul Corriere Salute – tanto che la SIP (Società italiana di pediatra) e la FIMP (Federazione italiana medici pediatrici) hanno costituito dei gruppi di lavoro che si occupano proprio delle terapie complementari per valutare attentamente gli ambiti in cui il loro utilizzo, in sostituzione o in accompagnamento ai farmaci tradizionali (per diminuirne i dosaggi), risultano efficaci. Efficacia che oggi – ci dice Giovanni Biggio, professore emerito di farmacologia all’Università di Cagliari – è dimostrata da evidenze scientifiche supportate da numerosi e rigorosi studi.
Il campo di applicabilità delle terapie complementari
Fitoterapici e nutraceutici – come accennavamo – non possono essere utilizzati in modo generalizzato per tutte le patologie. Gli ambiti in cui risultano particolarmente efficaci sono, ad esempio, le infiammazioni delle alte vie respiratorie, il riequilibrio della flora batterica intestinale, un difficile risposo notturno, ma soprattutto – aspetto particolarmente importante proprio in età adolescenziale – stati di ansia o primi sintomi depressivi.
Problematiche, queste ultime, che – come confermano i primi dati dell’indagine annuale sugli stili di vita degli adolescenti di Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD – sono in progressivo aumento tra gli adolescenti ed hanno avuto un recente significativo incremento a causa di questi due anni di pandemia.
Attenzione a non comprare “acqua fresca”
Fitoterapici e nutraceutici non sono classificati come farmaci per cui, per acquistarli, al momento non è necessaria la ricetta medica, e la loro vendita non è limitata alle farmacie. Li possiamo infatti trovare in parafarmacie, erboristerie ed anche negli scaffali della grande distribuzione. Ma il non essere farmaci consente anche un ciclo produttivo molto meno controllato, per cui non si può avere la stessa garanzia di qualità che ritroviamo nei farmaci. Raro che un prodotto di bassa qualità possa risultare dannoso per la salute, ma frequentissimo che possa essere del tutto inefficace.
Per cercare di orientarci su scaffali, spesso affollatissimi, possiamo fare attenzione ad alcuni aspetti importanti che si possono trovare nelle descrizioni del prodotto solitamente riportate sulla confezione (non essendo farmaci, il “bugiardino” non c’è). È certamente una buona garanzia di qualità che il “principio attivo” utilizzato sia “registrato” (ovvero che compaia il marchietto ®). Altra verifica importante è capire quale sia l’effettiva “concentrazione” o “titolazione” del principio attivo, ma questo è un accorgimento utile a condizione che si sappia quale sia la concentrazione “giusta”. Anche il prezzo può essere un importante indicatore: un prodotto proposto ad un prezzo molto basso rispetto alla media può non essere un prodotto di qualità, perché produrre fitoterapici o nutraceutici eccellenti ha dei costi non indifferenti. E, proprio perché la filiera produttiva è meno controllata rispetto a quanto avviene per i farmaci, la qualità è molto legata alla serietà ed affidabilità del produttore.
Maurizio Biraghi, Direttore Medico della Valeas italia, azienda farmaceutica che produce anche nutraceutici e fitoterapici, ci descrive i loro criteri operativi: “Dal punto di vista produttivo è fondamentale che le materie prime siano scelte con cura e rigore – noi lo facciamo in collaborazione con partner certificati – affinché se ne conoscano e controllino origine e coltivazione, purezza e assenza di contaminanti, titolazione dei principi attivi. Quindi è importante trattarle e lavorarle in stabilimenti che rispettino tutti i criteri di GMP (buone pratiche di produzione) e gli standard ISO. Inoltre i nostri prodotti nutraceutici sono corredati da evidenze scientifiche relative non solo ai singoli componenti, ma anche al prodotto finito: si parte dalla ricerca farmacologica preclinica, che fornisce i dati di tollerabilità e sicurezza d’uso, e si continua con la ricerca clinica, che fornisce dati di efficacia, nel rispetto delle GCP (linee guida per la buona pratica clinica) e delle regolamentazioni sulle sperimentazioni cliniche. Il percorso finale prevede il monitoraggio dopo l’immissione in commercio, che raccoglie ulteriori informazioni dalla pratica clinica reale”.
Evitare il “fai da te”
Ma anche una lettura attenta delle descrizioni e l’affidabilità del produttore possono non bastare per un acquisto consapevole, per cui è sempre meglio evitare il “fai da te” e consultare il proprio medico.
“Consultare il proprio medico prima di avvicinarsi a questi prodotti – spiega Marina Picca, pediatra di famiglia e Presidente della Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche (SICuPP), sezione Lombardia – è molto importante a prescindere dal fatto che serva o meno la ricetta per poterli acquistare. Innanzi tutto perché il medico può valutare il tipo di prodotto più efficace per curare i sintomi riferiti dal paziente e la qualità del principio attivo presente nel preparato, capire se questo e/o gli eccipienti possono creare interferenze con altri farmaci eventualmente utilizzati e, infine, stabilire in modo appropriato il dosaggio e la durata della terapia. Questo perché non dobbiamo confondere la “naturalità” di questi prodotti – che è certamente un punto di forza per aumentare la compliance negli adolescenti – con l’idea che tutti i prodotti sono uguali ed ugualmente efficaci”.
Fitoterapia vs omeopatia: non confondiamo le cose
Spesso si associano – impropriamente – fitoterapia e omeopatia, in quanto entrambe legate al concetto di medicine “naturali” e non di origine “sintetica” come la maggior parte dei farmaci tradizionali.
In realtà fitoterapia e omeopatia si basano su principi diversissimi, addirittura opposti: la fitoterapia utilizza, nella cura delle varie patologie, estratti di piante ad alto dosaggio (come nei farmaci convenzionali), mentre l’omeopatia si serve di varie sostanze (di origine vegetale, animale e minerale) in dosi infinitesimali che vengono diluite e dinamizzate.
Senza entrare nell’annosa ed irrisolta polemica circa l’efficacia dell’omeopatia (mai provata, secondo i suoi detrattori, da studi scientifici rigorosi ed affidabili), le due strategie sono anche filosoficamente opposte. Secondo l’omeopatia per curare una patologia si deve intervenire con “rimedi” simili al sintomo, mentre la fitoterapia – in piena sintonia con la medicina tradizionale – si basa sull’utilizzo di “rimedi” opposti al sintomo.