
Cresce il disagio, crescono i disturbi mentali: colpa della pandemia. Ma soprattutto dello scarso aiuto che ricevono dalla scuola e dal mondo del lavoro.
Chiunque abbia una frequentazione con gli adolescenti sa che in questo periodo le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno male. Sono quelli che hanno pagato e stanno pagando il prezzo più alto, insieme agli anziani, per la pandemia da Covid 19.
Si registra infatti un forte aumento del disagio psicologico e dei disturbi mentali fra i giovani dovuto ad un insieme di fattori: effetto diretto del virus, isolamento, convivenza familiare forzata, didattica a distanza, limitazione della socialità e, ultimo in ordine di tempo, la guerra in Ucraina. I ragazzi si sono trovati così a vivere in modo alterato i momenti fondamentali che caratterizzano la crescita di ogni adolescente: la vita a scuola, il rapporto coi coetanei, le relazioni sentimentali, l’esame di maturità. Il tutto a detrimento della qualità della loro socialità.
Sappiamo però che è durante l’adolescenza, nel confronto col gruppo dei pari e con le prime esperienze di autonomia fuori dalla famiglia, che si definiscono le abilità relazionali e affettive, le competenze nel saper affrontare le situazioni esistenziali. Possiamo quindi capire i drammi che stanno vivendo i nostri giovani dopo 25 mesi di isolamento, ansia, frustrazione e allarme.
I dati di un’ampia analisi (29 studi riguardanti 80.879 giovani) pubblicati sulla rivista Jama Pediatrics lanciano un allarme a livello internazionale: un adolescente su 4 ha i sintomi clinici di depressione e uno su 5 mostra segni di un disturbo d’ansia. Si tratta di un fenomeno in crescita. Prima della pandemia erano la metà! Un disagio mentale così diffuso rischia di mettere una seria ipoteca sulla salute mentale dei ragazzi.
Le manifestazioni di questo disagio si presentano con forme diverse: disturbi della regolazione emotiva, autolesionismo e tentativi di suicidio, abuso di sostanze e di alcool, episodi psicotici, disturbi del comportamento alimentare, violenza, bullismo e cyberbullismo, isolamento sociale, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, disturbi cognitivi, mancanza di energia, riduzione della vitalità, autosvalutazione, abbandono scolastico, povertà educativa.
Un altro studio, pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatr, condotto su 1.550 adolescenti, rileva come questa situazione purtroppo potrà avere conseguenze negative sul lungo periodo. È stato dimostrato infatti che soffrire di depressione durante l’adolescenza si associa alla predisposizione da adulti a problemi di salute sia fisica che mentale, e comunque a maggiori difficoltà nelle relazioni e nella vita in generale.
Scrive la rivista che “…essere costantemente sotto tono, specialmente durante l’adolescenza ha ripercussioni più negative di un singolo episodio depressivo anche molto precoce, se questo viene poi risolto. Per questo è fondamentale intercettare il disagio mentale nei ragazzi, intervenire utilizzando gli strumenti più adeguati al singolo caso e tenendo conto delle peculiarità connesse alla giovane età”. Cosa c’è di più grave per un adolescente che essere derubato del proprio futuro?
A fronte di problemi di questa portata la quota della spesa del Fondo Sanitario Nazionale destinato alla salute mentale però è rimasta ferma al misero 3,5%, mentre la Conferenza Stato Regioni l’aveva fissata al 5%. Altri Paesi invece destinano cifre decisamente superiori della spesa sanitaria sulla salute mentale: la Germania l’11,3% delle risorse, la Svezia il 10%, l’Inghilterra il 9,5%. Per quel che riguarda i disturbi psichici degli adolescenti nel nostro Paese manca anche una reale conoscenza del fenomeno, perché gli studi scientifici sull’argomento sono molto pochi e la sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità, la cosiddetta PASSI (progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), esclude i giovani sotto i 18 anni.
Sul versante scolastico s’è fatto ancora meno. In Italia la spesa per l’istruzione e la sanità pubblica è storicamente sottodimensionata. Lo Stato non riesce nemmeno a trovare i fondi per prorogare il contratto dei supplenti nelle scuole fino al prossimo giugno. Sembra incredibile che, in un Paese agli ultimi posti per la spesa in istruzione tra i Paesi dell’OCSE, si investano 13 miliardi nell’acquisto di armi e non si trovi qualche decina di milioni per la proroga dei contratti di supplenza Covid fino al termine delle lezioni. Ai giovani che chiedevano, nel definire le modalità di svolgimento dell’esame di maturità, di tener conto dello stato di eccezionalità degli ultimi due anni si è risposto come se nulla fosse successo. Alle proteste, alle centinaia di occupazioni da parte degli studenti che chiedono più spazi nelle scuole, più agibilità, più socialità, non è stato concesso nulla se non qualche briciola col “bonus psicologico” e qualche titolo di giornale.
È vero che i giovani in Italia sono sempre meno numerosi e quindi politicamente irrilevanti, ma nessuno li ascolta, tanto che un Mario Draghi preoccupato ha usato la definizione di “lost generation”, generazione perduta. Si tratta, per essere precisi, dei “NEET” “Not in Employement, Education, or Training”, i giovani che non vanno a scuola, non hanno un’occupazione o non apprendono un lavoro. Nel nostro Paese alla fine del 2020 erano più di tre milioni, il 25,1% della fascia dei giovani dai 15 ai 34 anni: uno su quattro non studia e non lavora! Con punte del 30% in Sicilia e in Calabria. Dati che non sono certo buoni segnali di salute mentale.
Nell’annuale ricerca sui comportamenti degli adolescenti, condotta da Laboratorio Adolescenza, in collaborazione con l’istituto Iard, quest’anno una parte importante è riservata proprio ai problemi di tipo psicologico. Momenti di tristezza, anche apparentemente immotivata, che assale; sbalzi di umore; attacchi di panico, crisi di ansia. La ricerca – attualmente in corso – tratta questi argomenti e i risultati saranno pubblicati a settembre, nel prossimo numero di Laboratorio Adolescenza Magazine. Ma già dai primi risultati parziali che abbiamo ci arrivano segnali poco promettenti. E al disagio derivato da due anni di pandemia si è aggiunto quello derivante dalla guerra in corso che sta influendo molto negativamente sul benessere psicologico degli adolescenti e sulla loro complessiva visione del futuro.
Dirigente scolastico