
È inutile nascondercelo: l’abbuffata di alcol tra gli adolescenti rappresenta ormai una realtà inconfutabile. Alla quale la pandemia ha offerto nuove dolorose motivazioni.
Per dimenticare (bevo bevo bevo)
Per ballare meglio (bevo bevo bevo)
Per il prodotto interno (bevo bevo bevo)
Per scoparti in bagno (bevo bevo bevo)
…
Per conoscer gente (bevo bevo bevo)
E per rincontrarla (bevo bevo bevo)
Per tenermi calmo (bevo bevo bevo)
…
(Ministri, Bevo dall’album “Tempi Bui”)
Il Coronavirus e il lockdown hanno dettato regole opprimenti e sconfortanti per gli adolescenti, che sono stati privati per circa due anni di esperienze di vita, emozioni, libertà di spostamento e di incontro, elementi funzionali per gli specifici compiti evolutivi di questa età, quali la separazione e differenziazione dai genitori e l’esplorazione e l’individuazione di se stessi. Inoltre sono stati gravati dal contesto generale di preoccupazione economica per le sorti lavorative dei propri genitori e per le angosce di malattia e morte che hanno caratterizzato e caratterizzano questo momento storico.
Vissuti di frustrazione, ansia, tristezza, rabbia, solitudine e noia sembrano aver preso spesso il sopravvento, scaraventando i ragazzi in un turbinio di emozioni talvolta violente e disorganizzate, che hanno determinato condotte dannose per sé e per gli altri. Tra le quali l’uso smodato di alcolici è la più evidente ed eclatante.
Le “bevute” sembrano essere state tra le protagoniste non solo durante il lockdown, promosse dagli aperitivi digitali sui social a seguito dell’isolamento forzato, ma anche subito dopo, continuando a rappresentare una delle modalità relazionali indiscusse degli adolescenti. Il connubio adolescenti-alcol rappresenta una realtà inconfutabile e il più delle volte non si tratta della semplice birretta tra amici, ma di vere e proprie abbuffate di alcol.
Il “binge drinking” ha le seguenti caratteristiche:
- consumo eccessivo di alcol dai cinque o più cocktail;
- assunzione di alcol in un breve arco di tempo;
- bere fino a ubriacarsi;
- bere in situazioni relazionali.
Lo scopo principale del “binge drinking” è l’ubriacatura immediata, nonché la perdita di controllo per sballarsi e perdersi nelle emozioni.
Le motivazioni che spingono gli adolescenti ad avvicinarsi all’alcol sono svariate: evadere dai problemi, dal senso di vuoto o dalla solitudine che attanaglia, vincere la depressione, uniformarsi al gruppo, provare sensazioni piacevoli oppure disinibirsi prima di un rapporto sessuale.
L’alcol per gli adolescenti è uno strumento e come tale è utilizzato strumentalmente e gestito per le sue proprietà psicoattive. Inoltre, rappresenta per molti di loro la gateway drug, ovvero la “droga ponte” che facilita e favorisce il consumo di droghe illegali di sempre maggior riscontro nei contesti ricreazionali e di aggregazione adolescenziale.
Gli adolescenti non hanno però la percezione del rischio e dei potenziali danni che l’uso smodato possa avere per sé e gli altri. L’abuso di alcol, se da un lato è considerato una sorta di componente inevitabile per superare difficoltà e tensioni e per abbandonare completamente i freni inibitori, dall’altro si associa a una serie di problematiche:
- rischi acuti per la salute: le ubriacature e il consumo di sostanze psicoattive possono comportare effetti negativi a breve termine, quali infortuni e intossicazioni di varia natura, e a lungo termine, causando problemi a livello cognitivo e di regolamentazione emotiva;
- violenza: numerose ricerche, condotte in letteratura, hanno dimostrato ripetutamente la correlazione tra abuso di alcol ed episodi di violenza;
- condotte sessuali a rischio: l’abuso di alcol può essere utilizzato, più o meno intenzionalmente, come facilitatore di relazioni sessuali. Queste sostanze, però, limitano la capacità di giudizio aumentando la probabilità di rapporti a rischio di cui ci si pente in seguito. La ricerca ha anche mostrato come l’eccesso di alcolici accresca la probabilità di essere sia vittima che perpetratore di atti di molestia e violenza sessuale;
- incidentalità stradale: è noto l’impatto che il consumo di alcol ha sulla guida. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2007) nella maggior parte dei Paesi industrializzati circa il 20% degli incidenti stradali fatali coinvolgono almeno un guidatore in stato di ebbrezza, in particolare se di giovane età;
- danni sociali: gli effetti secondari dell’abuso di alcol da parte dei giovani sono rumore, episodi di vandalismo, ubriachezza molesta, vomito e urina sui marciapiedi e portoni delle abitazioni nei pressi delle quali ci si “abbuffa” di alcolici.
Il bere smodato in questo periodo pandemico e post pandemico mostra come sia necessario intervenire con programmi di prevenzione ad hoc, anche perché le restrizioni legate all’età legale per acquistare alcolici e le leggi sulla vendita ai minori risultano essere insufficienti. Infatti, nonostante le restrizioni nella somministrazione di alcol ai minori di 16 anni, gli adolescenti non hanno problemi a procurarsi l’alcol.
È quindi importante più che mai intervenire con programmi di prevenzione, che dovrebbero in primis incoraggiare l’uso moderato dell’alcol, focalizzandosi sui rischi fisici e psicologici relativi all’abuso di alcol. L’approccio preventivo dovrebbe poter offrire ai giovani momenti culturali e promuovere stili di vita sani e salutari.
L’attenzione dovrebbe essere anche attribuita ai mezzi di comunicazione di massa che pubblicizzano spesso modelli di comportamento non salutari e una cultura positiva degli eccessi. Si dovrebbe poi fornire un’informazione corretta e scientificamente fondata che possa appassionare i ragazzi e attivare il loro interesse. Gli interventi dovrebbero poi focalizzarsi sul far capire ai ragazzi che l’alcol non è un mezzo per dimenticare o aggirare i problemi o per far fronte alle emozioni negative. Si dovrebbe quindi incentivare un lavoro di prevenzione sul riconoscimento delle emozioni e sulla regolazione delle stesse attraverso modalità adattative e non disfunzionali.
Psicologa