
Una nuova legge ha introdotto corsi di rianimazione cardiopolmonare, anche col defibrillatore, nelle scuole. Così i ragazzi, per la prima volta, diventano soggetti attivi per la salute.
Una recente indagine nazionale realizzata da Laboratorio Adolescenza-Istituto IARD con la Fondazione A. De Gasperis ha evidenziato che solo poco più del 16% degli adolescenti non sottovaluta il peso delle malattie cardiache come causa principale di mortalità in Italia e, dato ancora più grave, che solo il 55,4% ritiene che si possa fare prevenzione in questo campo.
La Legge 116 del 4 agosto 2021 “Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici ed automatici”, di cui dovrebbero essere imminenti i provvedimenti attuativi, ha introdotto, per le scuole secondarie di primo e secondo grado, l’obbligo di formare gli studenti all’utilizzo di Defibrillatori Automatici Esterni (DAE) e alle cosiddette manovre salvavita. Quale sarà l’impatto di questa operazione sulla consapevolezza di ragazze e ragazzi e sulla loro collocazione all’interno dell’”universo salute”? Ne parliamo con Niccolò Grieco, cardiologo del De Gasperis Cardio Center dell’Ospedale Niguarda di Milano e membro dell’Italian Resuscitation Council (Irc), società scientifica la cui missione è sensibilizzare al problema dell’arresto cardiaco e fare formazione nell’ambito della rianimazione polmonare in Italia.
In che modo la Legge 116/2021 coinvolge gli adolescenti?
La Legge n. 116 2021 prevede l’obbligo della presenza di defibrillatori DAE in scuole e istituti di ogni ordine e grado, e presso impianti sportivi utilizzati in modo permanente o temporaneo. Si tratta di due contesti nei quali la presenza di adolescenti è massiccia e, in molti casi, prevalente. Di più: il provvedimento aggiorna anche la legge 107/2015 di Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, cosiddetta “legge della buona scuola”, introducendo nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado la formazione alle tecniche di rianimazione cardiopolmonare di base, l’uso del defibrillatore semiautomatico e automatico esterno, e la disostruzione delle vie aeree da corpo estraneo. In pratica le scuole, nell’ambito della propria autonomia, dovranno organizzare iniziative di formazione programmando le attività in accordo con strutture sanitarie e di volontariato.
Quali elementi di novità introduce la Legge 116/2021 nel rapporto tra adolescenti e salute del cuore?
Al di là degli obiettivi diretti del provvedimento, un aspetto importante è che gli interventi nelle scuole ci aiuteranno a migliorare la consapevolezza degli adolescenti in merito alle patologie cardiovascolari e alla loro prevenzione. La formazione all’uso dei defibrillatori sarà un’opportunità per diffondere informazioni corrette, in modo che gli adolescenti ne possano far derivare comportamenti adeguati a tutelare la salute presente e futura del loro cuore.
Ma credo che la novità più significativa in assoluto stia nel fatto che questa norma presuppone e valorizza l’adolescente come soggetto attivo del sistema della salute della collettività: gli assegna un ruolo di cittadinanza attiva e uno spazio definito in questo sistema.
La Legge introduce il nuovo obbligo formativo a partire dalle scuole medie inferiori. Non è troppo presto?
Decisamente no, e lo affermo su basi scientifiche ed empiriche. Diversi studi ci dicono, ad esempio, che dai 12 anni in poi un ragazzo è in grado, nell’ambito che ci interessa, di praticare un massaggio cardiaco come un adulto. E l’esperienza ci conferma che anche i più piccoli, se sono stati educati a farlo, possono svolgere un ruolo determinante in situazioni di criticità per la salute di una persona attivando una catena di soccorso e fornendo, guidati da un esperto, informazioni utili al riconoscimento del problema.
Sulla base della sua esperienza, che cosa “funziona” nella formazione degli adolescenti in questo campo?
I risultati migliori si ottengono con una formazione di tipo non tradizionale e ricorrendo a strumenti che facciano parte del loro vissuto quotidiano. Ad esempio, l’uso di videogame con interventi di primo soccorso in realtà virtuale hanno dato ottimi risultati. Altro esempio, i miei colleghi dell’IRC ed io apriamo spesso gli incontri mostrando video che hanno per protagonisti ragazze e ragazzi che hanno realmente avuto un’esperienza diretta di arresto cardiaco, come vittime o come soccorritori. Chi guarda resta spiazzato, e quindi alza il livello di attenzione, perché era partito dal presupposto che un evento di questo tipo non avrebbe potuto riguardarlo. E anche la posizione di quelli che restano di questo avviso a oltranza non va combattuta, ma volta a favore della causa: il messaggio diventa «proprio perché sei forte, non lasciare inutilizzato il tuo potenziale, non essere solo spettatore, diventa anche tu un “personaggio” che può avere un ruolo preciso in questa rappresentazione collettiva».
È chiaro, quindi, che bisogna declinare messaggi e mezzi in funzione dell’età, proprio per sfruttare al meglio la capacità di apprendere degli adolescenti che è molto più veloce rispetto a quella degli adulti, così come – lo confermano diversi studi – è decisamente più alta la loro skill retention, la persistenza delle conoscenze.
Ma, se si trovano in una situazione di reale pericolo, i ragazzi non hanno paura di intervenire?
Sì, certo, hanno paura di non essere adeguati, paura di “fare” in modo sbagliato, e questo è un punto che hanno in comune con gli adulti anche se, rispetto a questi ultimi, in genere sono molto più partecipi e motivati a intervenire. A questo proposito la Legge 116 fornisce due assist fondamentali. In primo luogo toglie a tutti i livelli la responsabilità del soccorritore occasionale, riconoscendo finalmente che, nelle circostanze di cui stiamo parlando, il “non fare” è certamente sbagliato: nei confronti degli adolescenti, che vivono in modo forte il bisogno di “fare giusto”, questo presupposto è molto liberante. In secondo luogo, la norma prevede che un esperto del 118 sia a disposizione del soccorritore occasionale e lo guidi passo per passo, rispondendo a tutte le sue necessità nelle more dell’arrivo dei soccorritori certificati.