
Professore Emerito dell’Università di Bologna, maestro di generazioni di pediatri, ha ricoperto prestigiosi incarichi accademici e scientifici.
Ci sono degli articoli che non vorresti mai dover scrivere. Anzi, di più, ingenuamente pensi che non potrà mai capitare di doverlo fare, perché alcune cose – a dispetto del tempo e di tutto il resto – non devono accadere. Ricordare Gian Paolo Salvioli, che ci ha appena lasciato, è una di queste.
Ordinario di pediatria, direttore della Clinica pediatrica dell’Università di Bologna per tantissimi anni, presidente della Società Italiana di Pediatria, Preside della facoltà di Medicina, sempre a Bologna, dove è stato anche Assessore alla Sanità e all’Ambiente e, per quello che ci riguarda più da vicino, Socio fondatore di Laboratorio Adolescenza e referente della nostra associazione per l’area pediatrica. Solo per citare alcuni dei passaggi più significativi di una carriera brillante e di un curriculum che prenderebbe pagine e pagine.
Ma per me che lo conosco e l’ho frequento per trent’anni il ricordo non può essere solo quello dell’uomo di scienze, del Maestro di pediatria, dall’accademico di indiscusso prestigio; ma anche, contemporaneamente, quello dell’amico affettuoso e sempre disponibile.
Toscano di nascita e bolognese di adozione, Gian Paolo era la sintesi virtuosa di due “culture” vicinissime e distantissime. Ironico, pungente, goliardico, e contemporaneamente aperto, sorridente, premuroso. Sempre capace di sdrammatizzare, proprio grazie alla sua ironia un po’ disincantata, ma senza mai perdere di vista gli obiettivi da raggiungere. Un’eleganza garbata nei modi che esteticamente si traduceva nel suo inseparabile papillon – lo “stricchetto”, come si dice a Bologna – e l’ossessione, forse un po’ civettuola, degli “spifferi” che sentiva dovunque, anche in piena estate.
Di lui – sul piano professionale – ho sempre apprezzato una qualità rara: essere costantemente proiettato in avanti; essere in grado di percepire i cambiamenti ed essere, sia nella sua professione che nella società, un precursore. Sono stati Gian Paolo Salvioli e il nostro Presidente onorario Gianni Bona a fondare trent’anni fa, nella Società Italiana di Pediatria, il “Gruppo di studio sul bambino immigrato”, quando nessuno parlava ancora di società multietnica. I bambini sono tutti uguali; quelli che vengono da lontano non portano malattie strane o chissà cosa altro, ma solo preziose sfumature culturali. Il problema, quando c’è, è solo di tipo sociale, di integrazione e condizioni di vita accettabili che noi – società – dobbiamo garantire. Questo era il mantra di quel gruppo di lavoro. “I bambini sono figli della terra in cui vivono” ripeteva sempre Gian Paolo Salvioli andando oltre anche allo Ius soli e raccontando di un bambino di origini asiatiche che i genitori “disperati” gli avevano portato in clinica, perché non mangiava niente. Ma il bambino era paffuto ed in ottima salute e all’asilo mangiava eccome. E alla domanda risolutrice: “Ma cosa ti piace mangiare?” il bambino con gli occhi a mandorla e chiaro accento bolognese aveva risposto: “Tortellini, gramigna…”.
E quando alcuni anni fa alcune forze politiche invocavano la cacciata di tutti gli immigrati senza permesso di soggiorno, bambini compresi, e la sospensione, per loro, dell’assistenza sanitaria, Gian Paolo Salvioli scrisse, in un editoriale del nostro giornale: “Oggi tutti i pediatri in tutta Italia si adoperano quotidianamente, perché ogni bambino o adolescente abbia una assistenza equa e dignitosa, a vantaggio delle necessità non solo del singolo, ma dell’intero nucleo familiare. Una attività di assistenza che vede impegnati personale medico ed infermieristico pediatrico anche nei drammatici casi, purtroppo assai numerosi, di bambini ed adolescenti che giungono senza alcun accompagnamento. E, da pediatra, sono orgoglioso di registrare come non siano mai stati segnalati casi di mancata assistenza da parte di colleghi pediatri verso i migranti, a testimoniare – al di là di qualunque altra considerazione – la sensibilità e la corretta adesione ai principi deontologici del medico”.
Ma a lui devo, tutti noi di Laboratorio Adolescenza dobbiamo, qualcosa di più. Sono stati lui e Giorgio Rondini (nostro Socio onorario e, all’epoca, Presidente della Società Italiana di Pediatria), ad avallare la mia idea – era il 1997 – di realizzare un’indagine sul tema “Bambino a televisione”. E dal successo di quel primo lavoro – che fu presentato proprio a Bologna, al famoso teatro Antoniano (quello di Mago Zurlì e dello Zecchino d’Oro) in un convegno organizzato da Gian Paolo Salvioli, che partì la mia attività di indagine sugli adolescenti che è stata e resta la ragione fondante di Laboratorio Adolescenza.
Per motivi di salute negli ultimi anni Gian Paolo aveva diradato le sue uscite e partecipazioni a eventi e congressi e poi il Covid aveva fatto il resto per rendere ancora più complesso spostarsi e viaggiare. Ma ci sentivamo spesso al telefono ed era sempre un piacere – credo reciproco – chiacchierare, ricordare il passato ma, sempre, parlare del futuro. I suoi consigli, in particolare riguardo Laboratorio Adolescenza, erano sempre puntuali e preziosi.
La telefonata prima di Natale per farci gli auguri era uno dei nostri appuntamenti fissi, Purtroppo, quest’anno, la mia è arrivata troppo tardi. Ma gli auguri te li faccio lo stesso, Maestro, dovunque tu sia.
Presidente Laboratorio Adolescenza