
Politiche giovanili al tempo del Recovery Fund: riflessioni e proposte di Rete Iter.
“Siamo fuori dal passato” (senza il punto interrogativo) è il titolo di un convegno di riflessioni sulle politiche giovanili al tempo del Next Generation Eu organizzato da Rete Iter (Associazione di enti locali e no-profit che si occupano di politiche giovanili) a cui ha partecipato anche Laboratorio Adolescenza. Due giorni di dibattito serrato con associazioni, giovani e istituzioni per capire se e come l’opportunità del Recovery Fund possa davvero contribuire a dare una svolta per creare una società che sia effettivamente attenta alle esigenze delle nuove generazioni. Una “società” strategicamente intesa sempre più con orizzonte europeo, ma che oggi passa ancora inevitabilmente per le strettoie delle politiche nazionali.
Già qualche mese fa Rete Iter, con Laboratorio Adolescenza e altre cinque organizzazioni no-profit che si occupano di adolescenti e giovani adulti, aveva varato un “manifesto” – “Prima il Futuro prima i Giovani” –, essenzialmente diretto alle Istituzioni nazionali e locali, che indicava otto interventi (alcuni altamente simbolici, altri sostanziali) attraverso i quali modellare una società che investisse realmente sulle nuove generazioni (leggi qui il documento PRIMA IL FUTURO PRIMA I GIOVANI_Manifesto_10-04-21 (laboratorioadolescenza.org). Oggi, dal recente convegno, arriva un’ulteriore spinta ad agire in questa direzione attraverso altre iniziative e proposte. Tra queste una delibera – da proporre a tutte le amministrazioni comunali – attraverso la quale:
- si condividano le finalità ultime del manifesto per la Nextgeneration “Prima il Futuro. Prima i Giovani” e si richieda al Governo, al Parlamento e alle Regioni di promuovere l’attuazione di programmi operativi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che abbiano un’attenzione prioritaria alle giovani generazioni;
- si richieda al Parlamento e al Governo che gli enti locali siano coinvolti nell’attuazione di interventi orientati all’inclusione delle giovani generazioni nella vita sociale, economica e culturale del Paese;
- si impegnino i propri organismi istituzionali a promuovere il principio della equità generazionale e della valutazione di impatto generazionale nelle deliberazioni programmatiche dell’Ente;
- si avviino iniziative volte a promuovere il coinvolgimento delle realtà territoriali sui temi enunciati nel Manifesto, dandone diffusione attraverso i Settori competenti.
“L’obiettivo di questa iniziativa, al di là dei contenuti specifici della proposta di delibera che ovviamente ciascuno può modificare e integrare come ritiene opportuno – spiega Paolo Paroni, presidente di Rete Iter – è innanzi tutto spingere le istituzioni locali ad affrontare e dibattere il problema. Il rischio maggiore, oggi, è che i fondi del Recovery non possano essere utilizzati fino in fondo proprio per mancanza di progettualità e, a volte, di idee. Ed è proprio qui che Rete Iter e i suoi partner possono fornire un contributo prezioso”.
Il problema della difficoltà italiana a utilizzare i fondi messi a disposizione della Comunità Europea non è di oggi, ma endemico. Da un lato dipende dalla scarsa conoscenza che troppi amministratori hanno dei progetti europei, dall’altra – va detto ed è stato evidenziato durante il convegno proprio dai giovani – dalla farraginosità dei meccanismi e delle procedure comunitarie che rendono spesso complicatissimo accedere alle opportunità, spesso rivolte ai giovani stessi, messe a disposizione.
Il combinato disposto di un’Italia pigra e non sempre adeguatamente competente e di un’Europa troppo “per iniziati” crea uno iato che spesso finisce per penalizzare maggiormente proprio le nuove generazioni. Ma proprio questa consapevolezza deve spronarci a capire che l’occasione del Recovery è unica, irripetibile e imperdibile se, finalmente, vogliamo uscire dal passato.
Giornalista