
“Black Lives Matter”: solo 5 Azzurri si inginocchiano, ma contro il razzismo non si può essere agnostici.
Sei calciatori su undici (ovvero la maggioranza assoluta) della nazionale italiana sono rimasti rigorosamente in piedi, mentre l’intera squadra avversaria e cinque dei loro compagni si inginocchiavano in gesto dimostrativo contro il razzismo. Ognuno naturalmente è responsabile della propria miseria umana e di questa risponde e, sebbene leggermente pilatesca, dal punto di vista strettamente teorico è anche comprensibile la posizione della Federazione Gioco Calcio Italiana che dice che non si può obbligare qualcuno ad un comportamento che non attiene a leggi e regolamenti, ma alle proprie idee e convinzioni. Ed il problema è proprio questo; essenzialmente culturale. Tra le evidenze più spiacevoli che abbiamo registrato analizzando i risultati della nostra indagine annuale, appena uscita, sugli stili di vita degli adolescenti c’è il progressivo e drammatico abbandono della lettura da parte degli adolescenti.
E questo è avvenuto in un momento storico in cui gli adolescenti tutto avrebbero potuto dire meno che non avessero tempo per leggere. Non hanno letto semplicemente perché non ne sentono alcuna esigenza in una società in cui sempre più la cultura non solo ha perso ogni valore, ma in molti pericolosi ambienti viene addirittura indicata come un disvalore. Viene strumentalmente assimilata ad un vezzo snobistico di una élite lontana dal popolo e dai suoi problemi reali. Un falso storico clamoroso, quando la storia insegna che la cultura è sempre stata il più prezioso grimaldello dei popoli per progredire e liberarsi da oppressione e tirannide.
Esemplare la rappresentazione iconica, nel capolavoro di Picasso “La guerra e la pace” conservato nella cappella di Vallauris in Provenza, in cui i libri sono oggetto d’uso nella tavola che rappresenta la pace e calpestati nella tavola che rappresenta la guerra (sotto i bozzetti).
Ma tornando ai tristi calciatori rimasti in piedi, sappiano, loro come tutti, che il razzismo non ammette tre opzioni di scelta, ma solo due nette e antitetiche. Per il razzismo non esiste l’opzione “agnostico”: o è sì o è no.
Ovviamente le loro scelte individuali restano tali e insindacabili. Il rammarico è quando, piaccia o no, in qualche modo anche un calciatore rappresenta qualcosa, in questo caso l’Italia, e quando il suo atteggiamento può trasmettere un messaggio, soprattutto alle nuove generazioni. Questa responsabilità non deve portare a compiere, ipocritamente, gesti contrari al proprio pensare, ma dovrebbe portare a sentire l’esigenza di avere un minimo di cultura. Quel minimo necessario per considerare naturale opporsi in ogni modo al razzismo anche attraverso un gesto simbolico. Non penso che siano razzisti i tristi calciatori rimasti in piedi, ma solo terribilmente, sconfortantemente ignoranti. E forse è anche peggio.
Articolo pubblicato su Milano Sud.
Presidente Laboratorio Adolescenza